Regia di Eli Roth vedi scheda film
”Il mistero della casa del tempo”, come è stato adattato l’originale “the House with a Clock in Its Walls", è il classico prodotto Amblin Entertainment rivolto a bambini, famiglie e sognatori. Il romanzo del 1973, “La pendola magica” dello scrittore John Bellairs, non poteva fuggire alle attenzioni di Steven Spielberg la cui “sindrome di Peter Pan” ha portato alla nascita di capolavori che hanno proiettato in mondi meravigliosi la fantasia dei bambini nati negli ultimi cinquant’anni. Il piccolo Lewis, dieci anni ed orfano, viene affidato allo zio Jonathan che vive in una casa da urlo piena di orologi, stanze segrete, manichini e libri impolverati. Con lui vi è la signora Zimmerman, che si proclama “vicina di casa” di Jonathan. Nonostante i continui battibecchi, però, costei sembra condividere con il padrone di casa molto più della passione per i biscotti. L’atmosfera inquietante della vecchia magione, protetta da zucche spettrali e ferri di cavallo, e le paure di Lewis costringono lo zio a vuotare il sacco con il nipote. Jonathan è uno stregone mentre Mrs Zimmerman è una strega benché bella e senza bitorzoli sul naso. I muri, invece, sono infestati da un orologio nascosto mentre in un armadio vi è un libro che è bene non sfogliare per non risvegliare le oscure forze del male.
Oltre ad un divertente Jack Black, che non ha affatto il fisique du role per recitare la parte dello stregone, men che meno quando si trova con un corpo da neonato, e la bella Cate Blanchett, elegante e spigolosa, ci ritroviamo ad ammirare Kyle McLachlan nella parte del cattivo, l’ex socio in affari e coinquilino di Barnavelt. Non serve dire che ogni qual volta si chiede ad un bambino di non fare qualcosa puntualmente quello combina la marachella. Il libro viene preso dalla sua teca e la formula magica recitata da Lewis risveglia la maledizione consegnata da un demone a Isaac Izard durante la seconda guerra mondiale.
Eli Roth dirige un film che segue alla lettera i topoi dell’opera spielberghiana. Il giovanissimo protagonista, rimasto senza genitori, cresce velocemente in un ambiente avverso, impara a convivere con i propri limiti trasformandoli in punti di forza e scopre di valere più di quanto credano gli altri. Alla fine del percorso di crescita il piccolo Lewis si riprende quei punti di riferimento venuti a mancare con la morte dei genitori ed il trasferimento coatto. Il regista, che ha legato i suoi inizi al genere horror, spezza la monotonia del racconto grazie all’alchimia tra Blanchette e Black, e all’inserto di alcuni momenti horror che derivano dalle sue passate esperienze. L’inquadratura degli occhi diabolici di Izard innesta la corsa di un brivido lungo la schiena che può bastare ad un bambino per nascondersi sotto i cuscini del divano. Ideale per testare la temerarietà dei propri bimbi di fronte a morti viventi e rituali malvagi. Ma anche una bella soddisfazione per i genitori che se li coccolano tra una scena diabolica e l'altra.
Da guardare in poltrona e con il gatto sulle ginocchia.
Buon Natale e Buone Feste!
RaiPlay
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