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Arabesque

Regia di Stanley Donen vedi scheda film

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La recensione su Arabesque

di Antisistema
6 stelle

Formula che funziona non si cambia verrebbe da dire e nel cinema mainstream, a cui il bravo Stanley Donen non s'è mai vergognato di appartenere a differenza di altri suoi colleghi che si danno arie da autori (perdendo di vista l'insieme filmico), è un qualcosa che commercialmente funziona; almeno finchè la formula non diventa logora ed il pubblico si stanca alla lunga giustamente. L'ispirazione verso il film di successo e di qualità, è una caratteristica del cinema mainstream e in questo caso l'epigono da cui parte il tutto è Intrigo Internazionale di Alfred Hitchock. Nonostante non sia un capolavoro, tale opera ha dato il via ad una marea di thriller a sfondo spionistico ad esso ispirati lungo gli anni 60', tanto che Stanley Donen nel 1963 con Sciarada creò la derivazione più riuscita grazie anche ad una riconoscibile impronta personale e ad un cast di alto livello. Tre anni dopo il regista riprende la formula con Arabesque che non è altro che una fusione tra Intrigo Internazionale sotto steroidi e Sciarada 2.0.

 

La trama narra di David Pollock (Gregory Peck), un esperto di geroglifici a cui viene chiesto di tradurre una scritta segreta da parte Neijim; magnante del Petrolio dedito a losche trame.

Scoperto l'inghippo, viene aiutato nella fuga grazie alla comapgna di lui, Azir Yasmir (Sophia Loren). Il professore si ritrova quindi inseguito dagli scagnozi di Neijim e come se non bastasse, Azir non è chi dice di essere. 

 

Se si sono visti i due film che ho citato sopra, non si faticheranno a cogliere i palesi rimandi, nonchè ispirazioni. Se commercialmente questa formula può funzionare, dal punto di vista artistico la critica tende a snobbare i meri epigoni preferendo film originali. Non sono sempre d'accordo, visto che dai vari film "imitatori", possono comunque nascere dei film molto belli (e l'ottimo Sciarada ne è un esempio in tal senso ed è anche ben voluto dalla critica ufficiale). Il problema di Arabesque è che risulta essere la derivazione della derivazione... quindi la formula risulta troppo diluita, senza contare che un prodotto del genere nel 1966 risulta essere un pochino fuori tempo massimo (Il cinema classico è finito da 3 anni ed inoltre, anche il mainstream con Chi ha Paura di Virginia Wolff, stava tentando di percorrere nuove strada). 

La sceneggiatura di Arabesque come quella di tanti thriller spionistici anni 60' non brilla per coerenza (neanche dei capostipiti a cui si rifà, sono impeccabili sotto tale profilo) solo che c'è un limite a tutto. Come molti epigoni, Arabesque tende a presentare i medesimi elementi dei film ispiratori, ma ingigantendoli e così ci si ritrova innanzi ad una trama iper ingarbugliata e priva di senso nel finale, poichè presenta troppi colpi di scena poggianti su basi nulle.

Palesemente anni 60' sono i tanti effetti sull'immagine che il direttore della fotografia Christopher Challis, applica tramite i filtri ed il risultato è visivamente interessante, seppur al gorno d'oggi può apparire datato come scelta. Dalla sua Arabesque ha il ritmo indiavolato, una regia caleidoscopica (una marea di inquadrature sugli specchi e superfici riflettenti che indicano l'impossibilità di avere un punto di vista certo sulla vicenda), tanta ironia (Gregory Peck non si piglia mai sul serio) e molta azione nel finale.

La regia è altalenante, poichè passa da belle trovate, a tashate assurde imbarazzanti (Gregory Peck drogato che canta in bici sull'autostrada con tutti quei deliri di immagini di animali sembra uscita dalla fusione delle menti di Moebius e Pazienza sotto acidi pesanti). Per quanto concerne il cast; Sophia Loren non ha l'eleganza e lo charme di Audrey Hepburn in Sciarada o il fascino misterioso di una Eva Saint Marie in Intrigo Internazionale e alla fine i vestiti su di lei fanno carnevale, mentre Gregory Peck come budellone imbecille funziona nella commedia, ma chiaramente Cary Grant è un altro livello.

 

In sostanza, Arabesque non è nulla più che un discreto film d'intrattenimento che ha dalla sua una regia caleidoscopica, un ritmo indiavolato, un'ironia preponderante, un'ottima colonna sonora dell'onnipresente Henry Mancini e una fotografia di alto livello. In sostanza se tale pellicola ha ragione di esistere per essere visionata al giorno d'oggi, è per via del fatto che in cabina di regia abbiamo un regista capace come Stanley Donen che probabilmente proprio per rendere più interessante una pellicola del genere, gioca continuamente con inquadrature sulle superficie riflettenti per sviare l'attenzione dello spettatore dai problemi degli snodi narrativi del film. 

In epoca di polticamente corretto come la nostra, è interessante notare che nonostante i personaggi nel film siano identificati per la maggior parte come arabi (compresa Sophia Loren); in realtà nessun attore del cast è tale... al giorno d'oggi questo non sarebbe più possibile, vista l'isteria generale su tali temi.

 

Sophia Loren, Gregory Peck

Arabesque (1966): Sophia Loren, Gregory Peck

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