Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Episodi e situazioni intriganti e stuzzicanti rendono interessante un soggetto, di base, piuttosto semplice ed apparentemente banale.. Sceneggiatura di grande spessore da ogni punto di vista: narrazione, caratterizzazione dei personaggi, tematiche affrontate.. Recitazione convincente, un poco sommessa ed accademica quella maschile, più spontanea, esuberante disinibita quella femminile.. Colonna sonora sobria, elegante e raffinata, montaggio accurato, fotografia deliziosa, trucco e costumi ottimi.. Regia che conferma, pur non toccando le vette raggiunte con alcuni dei film successivi, tutta l’attitudine ed abilità del grande Bergman nell’avventurarsi ed indagare dentro l’intimità dei personaggi, ora delicatamente con prudenza, grazia e tatto, ora impudentemente, spudoratamente quasi.. Terzo film di particolare importanza del sommo cineasta svedese (dopo “Una vampata d’amore del ’53 e “Una lezione d’amore del ’54) ad anticipare il primo (“Il settimo sigillo ’56) dei supremi capolavori che lo porranno all’attenzione mondiale e lo consacreranno maestro indiscusso di cinema autoriale-intimistico..un cinema superbo, di smisurato valore etico, estetico e poetico che ancora oggi è esempio fulgido di altissimo rigore formale e profonda capacità analitica..
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