Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Curioso destino quello di Bergman, che sale agli onori della popolarità internazionale con una commedia scanzonata come questa, vincendo un premio a Cannes (per l'umorismo poetico, singolarmente). Nonostante l'apparente semplicità degli eventi narrati, la profondità dei personaggi non è da meno di quella usuale del regista svedese e gli sviluppi procedono nel nome di un divertimento realmente amaro: tutti tradiscono, tutti promettono ma nessuno è fedele, l'amore è quanto di più transitorio si possa immaginare. In fondo è l'altra faccia della medaglia di lavori come Sete o Piove sul nostro amore, dove l'amore è certezza, trionfo e consolazione, e non è certo un caso che Bergman abbia scelto una forma 'leggera' per metterla in scena. La morale pessimista di fondo rimane e con essa lo sguardo disincantato ai rapporti umani (prima ancora che sentimentali) ed all'incomprensione che essi generano. Ottimo il cast, belle le ambientazioni, dialoghi come sempre curatissimi; è un film assolutamente ben fatto, che lascia però l'idea che il Maestro se la cavasse meglio con i lavori drammatici.
Un'attrice ha due amanti sposati: un ufficiale ed un avvocato, dal quale ha avuto pure un figlio. I due, invitati una sera nella villa della donna, se la contendono aspramente, mentre le rispettive mogli cercano altri svaghi; anche la servitù sa come spassarsela. Finale che accontenta tutti.
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