Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Marie (Maj-Britt Nilsson), ballerina classica, è immersa nelle prove quando, a causa di un guasto, le stesse vengono interrotte: poco prima, nel suo camerino, le è stato recapitato il diario di Henrik (Birger Malmsten), ragazzo con cui ebbe una relazione durante l'estate di 13 anni prima, troncatasi in maniera tragica. L'occasione è buona per Marie di rievocare la vicenda, ritornando nei luoghi del breve idillio.
'Un'estate d'amore' è, a detta dell'autore stesso, il suo film più compiuto fino ad allora, dove Bergman prende consapevolezza dei suoi mezzi espressivi. La storia narra, una volta ancora, una storia tra due giovani, ma stavolta non è contrastata dalle persone che li circondano, eccezion fatta per lo zio di Marie, Erland (Georg Funkquist), ma dal destino che si frappone a interrompere i loro brevi momenti di felicità.
'Sommarlek' è, negli umori, un'opera divisa in due: nei primi due terzi è segnato - grazie all'uso combinato di flashback, voce fuori campo della protagonista e musica - da una tristezza ed una malinconia molto forti, con immagini dei due nelle tappe salienti del loro rapporto, immersi in un splendido paesaggio naturale, mirabilmente fotografato da Gunnar Fischer, fino al tremendo incidente, filmato con grande sapienza registica; vediamo Henrik che si tuffa ma l'esito lo intuiamo dall'espressione affranta di Marie e dalla brusca musica introdotta, poi riappare Henrik che non riesce più a camminare, la mdp stacca e inquadra in cielo una nuvola grigia, in dissolvenza si passa sul volto di Henrik in ospedale che, in pochi attimi, spira. Una scena che mette i brividi.
Nell'ultima parte invece, di circa venti minuti, si torna al presente filmico e per Marie, è giunto il tempo di bilanci esistenziali: davanti allo specchio, elemento ricorrente nel cinema bergmaniano, ormai donna, si toglie il trucco e quindi la maschera che indossava e guarda dentro la propria anima, trovando finalmente un filo di speranza per il futuro, con la musica che ora lascia le note più cupe e tetre e si fa infine più allegra.
Strepitosa la prova di Maj-Britt Nilsson, valorizzata dal regista grazie all'uso di un gran numero di espressivi ed eloquenti primi piani.
Voto: 8.
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