Regia di Biagio Proietti vedi scheda film
Disavventure sentimentali di una classe di liceali maturandi che all'aula preferiscono il locale Chewingum, di fronte alla scuola.
Bulletti, secchioni, bellocci, sfigati, prof piacenti e nessuna voglia di studiare, ma tanta di socializzare, in ogni maniera possibile: il campionario umano/adolescenziale proposto in questo Chewingum è definibile con una gamma di aggettivi compresi nella gamma che va da banalizzante a sconfortante. La sceneggiatura di Osvaldo De Micheli e del regista, peraltro maggiormente noto proprio come sceneggiatore, è davvero prevedibile e vuota di contenuti, una vaga scopiazzatura mal riuscita del già non straordinario - ma ben premiato dal pubblico - Sapore di mare dei fratelli Vanzina, uscito nel 1982 e capostipite di una serie di prodottini analoghi. Vicende sentimentali di ragazzi alle prese con il passo decisivo della crescita verso l'età adulta, per farla breve; ma anche storie colme di mielosi sentimenti fasulli, facili risoluzioni ottimistiche e canzoncine pop. Qui, per esempio, domina già fin dai titoli di testa Self control di Raf. Ciò che maggiormente sgomenta è però il casting, che prevede interpreti ultratrentenni in ruoli da liceali, con l'assurdo di trovarsi di fronte a una prof (Mara Venier) di pochi mesi più grande del suo alunno (Mauro Di Francesco). Quest'ultimo, qui impegnato a recitare nei panni di un maturando 33enne, ebbe discreta popolarità negli anni Ottanta come spalla di altri comici; in Chewingum, film dalla struttura corale, riesce perciò a non sfigurare. Cosa che fa invece buona parte del resto del cast, che prevede fra gli altri Massimo Ciavarro, Isabella Ferrari e un giovanissimo Luca Ward. Per Biagio Proietti è la seconda regia per il cinema dopo Storia senza parole (1981), passato immediatamente nel dimenticatoio; con il successivo Puro cashmere (1986) la sua carriera sul grande schermo si concluderà. 2/10.
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