Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
"Se veramente Dio non esistesse, nulla avrebbe più importanza. La vita avrebbe una spiegazione, sarebbe un sollievo; la morte solo una frattura, la fine del corpo e dell'anima; la crudeltà della gente, la sua solitudine, i suoi timori, tutto sarebbe chiaro come la luce del giorno: le sofferenze non dovrebbero più essere spiegate. Non esisterebbe né un creatore, né un tutore.. niente pensieri".
~Tomas Ericsson
E si ritorna a parlare di Bergman! Ho personalmente trovato l'atmosfera di questo film, tra l'altro secondo della trilogia de "Il silenzio di Dio", particolarmente inquietante. Sarà per l'eccessiva dose di dramma, incentrata sul protagonista che rende raccapricciante l'ambiente della pellicola, o per l'incessante ma straordinaria lettera della moglie defunta di egli, che solo dalle immagini oscure presenti, dà un senso di forte di inquietudine, volte a rendere realistica la scena più che mai. E di tensione ne abbiamo nel film, nonostante sembri non esserci. Tra l'altro, il modo in cui il protagonista espone sé stesso, ci fa capire come anche coloro appartenenti alla chiesa abbiano ancora molto da imparare, specie da dire. Ciononostante, nemmeno lui stesso sa se vuole credere in Dio o meno, tanto da chiederselo più volte non solo a lui stesso, ma grazie al sostegno di conoscenti, che lo aiuteranno in questo lungo cammino di profonda riflessione ecclesiastica, più o meno. Da non sottovalutare i volti dei personaggi: il cupo é come Bergman ha voluto interpretarli, proprio perché si vive in un grande girone infernale, causato dal protagonista stesso, cui cerca di rendersene conto.
Bergman infallibile. Il suo cinema é arte per gli occhi.
9.
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