Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Il silenzio di Dio esplicitato in uno dei lavori forse più introversi di tutta la carriera del regista svedese. Succede poco e di concreto c'è anche meno: un suicidio, una dichiarazione d'amore, dialoghi rarefatti ed angoscia(n)ti, un paio di celebrazioni di messa, all'inizio ed alla fine del film. Settantacinque minuti o poco più. Un personaggio principale e qualche figura di contorno: un lavoro spoglio, gelido, nevrotico, dall'atmosfera ben risaltata ed esaltata dal bianco e nero spettrale e dalla luminosità dei paesaggi innevati. Sono luci tutt'altro che vitali quelle dell'inverno narrato nel film, che è un inverno della ragione e della fede innanzitutto; i pochi lampi che abbagliano (acciecano) la mente di Tomas sono falle che minano la sua intera esistenza, poggiata sulla fede in Dio: cieca. E la morte della moglie sembra proprio riaprire gli occhi al pastore, che si riscopre circondato da personaggi non così dissimili da lui, persi tutti in un vortice di dubbi esistenziali e necessarie certezze che Dio, con la sua superiore indifferenza, pare voler negare. Ma è un male comune che non genera alcuna solidarietà o empatia fra gli abitanti del paesino; anzi, pare perfino allontanarli sempre più, come dimostrano il suicidio di un uomo, il rifiuto del pastore verso la donna che gli si dichiara, il monologo dell'aiutante del pastore sulla sofferenza (verso il finale) e la seconda celebrazione della messa, che non vede quasi più nessun fedele presente. Scena emblematica del film: il pastore deve tentare di convincere un uomo dell'esistenza di Dio, ma non sa più quali argomenti trovare; in mezzo ai due uomini è inquadrato un enorme crocifisso, con Gesù agonizzante, appeso alla parete sul retro. Come sempre Bergman va letto, riletto, interpretato e decrittato nei suoi molteplici strati.
Il pastore Tomas è malato e, dalla morte della moglie 4 anni or sono, la sua fede vacilla. Il paesino dove vive è sommerso dalla neve ed i pochi abitanti sono adeguatamente gelidi; uno di loro si suicida, mentre una parrocchiana dichiara il suo amore all'imperturbabile - troppo assorto nella sua riflessione sul silenzio di Dio - pastore Tomas.
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