Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Tutto quello che appare non è la realtà, che muta continuamente, i volti che vediamo hanno delle maschere, sono altre persone, altre presenze, la realtà è una rappresentazione e di conseguenza i nostri ruoli variano a secondo delle necessità e delle volontà, anche le più meschine. Comprendo benissimo il pensiero del regista, ma riesco meno a farmi piacere il sistema cinematografico adoperato, che a tutti gli effetti è una rappresentazione teatrale con ispirazione ed inclinature verso la commedia dell'arte, e con un significato a volte sfocato, per la voglia del regista di mistificarlo e renderlo spesso artificioso, dove si vede sfuggire il principio stesso del significato proposto. Quasi tutti i personaggi mistificano, fingono, si coprono e si scoprono, per apparire come il momento o la sfida richiede, idea eccellente, ma nella rappresentazione alle volte sfugge il controllo, che trattiene perfettamente quello della vecchia, interpretato da Naima Wifstrand, quello più forte e disegnato meglio; i volti subiscono le trasformazioni, i trucchi li dipingono come altro, ma nel racconto si sfalda il significato ultimo che il regista voleva dare.
tematiche alte, ma non ben armonizzate
Una grande ideaa, non resa la meglio
Uno dei suoi ruoli migliori con Bergman
Muistero sempre, una grande interpretazione, una delle migliori attrici contemporanee
enigmatico
Civettuola, lunatica, anche lei un'otgtima attrice scoperta dal grande regista
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