Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Le storie d'amore si intersecano, si intrecciano per poi strecciarsi sembrano consumarsi in una fiammata di passione ma alla fine si ravvivano continuando a scaldare. La storia del mago-Vogler è la vendetta dell'arte contro le sicurezze della critica, contro le sicurezze esistenziali. La maschera è muta per protestare contro un mondo che non accetta nemmeno la ricerca del mistero e della magia della creazione artistica. Il volto parla si vendica costruendo una sequenza visionaria che deve servire anche a conquistarsi la benevolenza economica del pubblico pagante ma scettico. La maschera mette in scena la propria morte, il volto umilia ed è umiliato prima del nobile risconoscimento finale. La concretezza del desiderio sessuale può riempire la vita può lenire la consapevolezza dell'eterna finzione e del nulla senza confini che ci circonda. L'esito di un rapporto sentimentale può essere una rivelazione inconscia, un reciproco abituarsi alla cattive abitudini dell'altro. L'importante è rifiutare le certezze e i punti esclamativi, compito dell'artista è smontare i dogmi riempire la propria opera di punti interrogativi. Il film è un meccanismo perfetto che alterna ambiguità e concretezza, corpo vivisezionato e anima esplorata. La ricerca esistenziale si nutre delle passioni e le crisi di identità appaiono come delle esigenze di ogni attore umano per affrontare la finzione consueta. In definitiva un film che contiene in se sia Scene da un Matrimonio che Persona , che approda ad un finale felice e leggero solo per completare l'inganno e che resta impeccabile per lo stile dell'intreccio e la quantità di storie messe in scena.
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