Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Opera difficile da incasellare in un genere preciso, è un film ambizioso che vuole affrontare i temi del rapporto fra arte e potere e della natura illusionistica e stregonesca della creazione artistica. Anche qui la struttura teatrale è evidente, ma Bergman provvede a liberare il film dalle scorie del teatro filmato grazie a un accorto utilizzo del linguaggio cinematografico e delle sue possibilità espressive (movimenti di macchina e profondità di campo all'interno dell'inquadratura). La contaminazione dei generi è molto audace, con bruschi scarti dai toni di commedia al dramma psicologico fino all'horror del confronto fra Vogler e Vergerus, e fa pensare a un novello Shakespeare (cosa che, in un certo senso, Bergman è). Incompreso alla sua uscita, ma poi sempre più rivalutato, è anche l'esempio definitivo di film corale nella filmografia del regista, con molte trame che scorrono parallele e una miriade di ruoli tutti interpretati con bravura dalla compagnia di attori bergmaniana, ormai già molto affiatata. Il regista lo definì un attacco a certi pedanti critici che lo avevano stroncato, ma, nella sua densità di temi e di pregnanti riflessioni filosofiche, è un'opera molto più ricca e complessa di quanto vuol far sembrare in apparenza. Ottimo film. voto 9
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