Per vendicarsi dell'arresto e degli scherni di un medico e di un poliziotto, un mago illusionista si finge morto. Può così apparire al medico che crede di star facendo l'autopsia sul suo corpo, come un fantasma, terrorizzandolo. Uno dei più grandi e personali film dell'autore svedese: allegoria, tra sogno e realtà, dell'arte e del potere. Splendida la fotografia.
Dramma psicologico sulla condizione dell'uomo di spettacolo di fronte ai grandi inquisitori dell'ordine costituito, è un’ulteriore pellicola che conferma la solitudine ontologica assunta dal regista a tema fondamentale del suo percorso artistico che ci invita a riflettere sui labili confini che separano la vita dalla morte.
Sognavo sempre un coltello.
Una lama per mettere allo scoperto le mie viscere.
Per tagliare fuori il cuore e il cervello.
Per liberarmi di quanto contengo.
Per asportare la lingua e il sesso.
Una lama tagliente per eliminare tutte le impurità
Dopo, da quella carcassa senza senso,
sorgerebbe quello che chiamano lo spirito
Il volto, uno dei titoli più autobiografici… leggi tutto
Tutto quello che appare non è la realtà, che muta continuamente, i volti che vediamo hanno delle maschere, sono altre persone, altre presenze, la realtà è una rappresentazione e di conseguenza i nostri ruoli variano a secondo delle necessità e delle volontà, anche le più meschine. Comprendo benissimo il pensiero del regista, ma riesco meno a farmi piacere il sistema cinematografico… leggi tutto
Ecco la consueta playslist bimensile con le mie ultime visioni (ordinate secondo anno di uscita).
Mi farebbe molto piacere ricevere i vostri consigli nei commenti.
Saluti a tutti!
E' uno dei più suggestivi e affascinanti film di Bergman che, attraverso una vicenda dall'impianto un po' teatrale, dà vita ad una storia ricca di atmosfera macabra, cupa e favolistica allo stesso tempo. E' una sarabanda geniale, leggera e accattivante in cui reale e immaginario, vita e morte si fondono in una dimensione misteriosa e inspiegabile e in cui si alternano personaggi…
Quando si parla di cinema dal punto di vista commerciale, noto che qui in Italia si tende sempre a fare discorsi del tipo: "Com'è andata quest'anno la competizione fra i film USA ed i film italiani? Hanno…
Nella prima metà dell'Ottocento la compagnia di girovaghi-illusionisti guidata da Vogler (Max von Sydow), che si finge muto, e composta dalla moglie Manda (Ingrid Thulin), che è travestita da ragazzo e si fa chiamare Aman, dall'anziana nonna di lui (Naima Wifstrand), da Tubal (Äke Fridell) - che parla per Vogler - e dal giovane cocchiere Simons (Lars Ekborg): durante il loro…
Tutto quello che appare non è la realtà, che muta continuamente, i volti che vediamo hanno delle maschere, sono altre persone, altre presenze, la realtà è una rappresentazione e di conseguenza i nostri ruoli variano a secondo delle necessità e delle volontà, anche le più meschine. Comprendo benissimo il pensiero del regista, ma riesco meno a farmi piacere il sistema cinematografico…
Le storie d'amore si intersecano, si intrecciano per poi strecciarsi sembrano consumarsi in una fiammata di passione ma alla fine si ravvivano continuando a scaldare. La storia del mago-Vogler è la vendetta dell'arte contro le sicurezze della critica, contro le sicurezze esistenziali. La maschera è muta per protestare contro un mondo che non accetta nemmeno la ricerca del mistero e della magia…
"Anche voi siete un attore? Perché vi siete truccato, allora? Avete la barba finta e le sopracciglia e i capelli sono tinti. Siete un malvivente, che celate così il vostro vero volto?" Nella Svezia della metà dell'800 viaggia la carrozza di una compagnia di spettacolo, composta dall'illusionista dottor Vogler (Max Von Sydow), muto e sostenitore del discusso mesmerismo,…
"Giorno su giorno su giorno ognuno avanza incontro all'oscurità. E questo procedere è la sola verità che esista". [Bengt Ekerot a Max Von Sydow] Svezia, 1846. La carrozza di una comitiva di illusionisti, la compagnia "medico-ipnotica" guidata dal muto ed inquietante Vogler (Max Von Sydow), è in viaggio verso la capitale. Oltre al titolare ne fanno parte sua…
Sognavo sempre un coltello.
Una lama per mettere allo scoperto le mie viscere.
Per tagliare fuori il cuore e il cervello.
Per liberarmi di quanto contengo.
Per asportare la lingua e il sesso.
Una lama tagliente per eliminare tutte le impurità
Dopo, da quella carcassa senza senso,
sorgerebbe quello che chiamano lo spirito
Il volto, uno dei titoli più autobiografici…
Due anni. La scrittura ora come allora, mi aiuta a sublimare il dolore. E' una ferita appena appena rimarginata, ma che duole anche solo a sfiorarla. E' un album di ricordi in bianco e nero, è un sorriso sulle…
Sin dai titoli di testa (accompagnati da una austera colonna sonora) si percepisce una certa atmosfera cupa, sinistra ed ambigua, amplificata dalla splendida fotografia di forte impatto espressionista che accentua il buio e taglia i volti, i corpi e i luoghi con i suoi squarci di luce accecante. Poco a poco, però, si fanno largo qua e là i toni leggeri della commedia che attenuano…
"Il volto" riunisce molti degli attori fedelissimi di Bergman e questo già di per sè lo rende un'opera molto interessante. Come già rilevato da altri utenti è un'opera difficile da etichettare sotto un genere preciso - si tratta più di una fantasia che comincia in maniera assolutamente lugubre e termina con un motivetto allegro, un "final twist" che rimane in testa e lascia spiazzati. Il…
Il sosia, l'identità, la fiducia e l'inganno, la finzione e la realtà, l'occulto, lo spiritismo, le fobie irrazionali: tutti temi cari a Bergman, che nel Volto la fanno da padrone. La parabola dell'illusionista Vogler, un povero vincente e in quanto tale figura abbastanza rara nell'opera del regista svedese, passa attraverso le più comuni ansie e fobie umane con un tono scettico che non…
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Commenti (2) vedi tutti
Uno dei più suggestivi e affascinanti film di Bergman.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiDramma psicologico sulla condizione dell'uomo di spettacolo di fronte ai grandi inquisitori dell'ordine costituito, è un’ulteriore pellicola che conferma la solitudine ontologica assunta dal regista a tema fondamentale del suo percorso artistico che ci invita a riflettere sui labili confini che separano la vita dalla morte.
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792