Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Grande ritorno di Robert Zemeckis alla viva e struggente delicatezza di “Forrest Gump”.
Pensare che lo strazio derivante da un evento doloroso svanisca da solo col tempo è soltanto una chimera: si deve, piuttosto, imparare a conviverci, a metabolizzarlo, a farselo amico per poi superarlo. E il fotografo Mark Hogancamp (il buono e misurato Steve Carell) fronteggia il "fantasma" che lo assale in un modo tutto suo: erigendo nel suo giardino un immaginario villaggio belga in miniatura (la Marwen del titolo) durante la seconda guerra mondiale, che popola con bambole di plastica dai volti familiari. Non una forma di evasione, ma una via personale per espellere un senso di colpa immotivato: che c'è di così brutto e sbagliato nell'amare le scarpe da donna (e dunque le donne attraverso di loro)? La violenza, invece, non ha niente di giustificabile. Ma il povero Mark, arrivato un certo punto, dovrà imparare a staccarsi dalla fantasia: avrà la forza d'animo di amare chi davvero lo ricambia e di scegliere la vita e non la morte? Grande ritorno di Robert Zemeckis alla viva e struggente delicatezza di Forrest Gump con un film che utilizza una storia reale (raccontata dal suo vero protagonista in un documentario – dal titolo Marwencol – adattato con attenzione da Caroline Thompson e dal regista) per prendere di petto tematiche complesse e spinose (l'arte come mezzo di esternazione terapeutica dei moti dell'anima, la dipendenza da farmaci) mediante un oliato meccanismo di rimbalzi simbolici e vertiginosi dal "micro" al "macro", benché lo svolgimento sia in parte reiterativo (e dall'epilogo prevedibile). Il film, stringi stringi, non è nemmeno così originale (con l'ingombro di modelli come Babadook – per il messaggio, tutt'altro che buonista – e The LEGO Movie – per l'idea di simbiosi tra mondo del gioco e realtà), ma il rush finale (con tanto di autocitazione di Ritorno al futuro) emoziona non poco, la regia è studiatissima e la tecnica di animazione dei figurini è impressionante. Flop commerciale planetario e clamoroso (ma per nulla meritato).
Colonna sonora tra l'epico e il tenero che reca l'immancabile autografo di Alan Silvestri.
BUON film — Voto: 7
VISTO al CINEMA
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