Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Mark era un artista apprezzato: disegnatore accurato, probabilmente di fumetti di guerra, con un carattere un pò introverso ed una passione molto particolare: le donne certo, ma soprattutto quelke coi tacchi alti... anzi soprattutto i tacchi a spillo. Tanto da collezionarne un intero armadio, pieno di scarpe femminili, ed arrivando pure all'ostentazione di indossarle, magari favorito dai postumi dell'ebbrezza da alcol.
Un giorno in un bar, l'uomo viene aggredito da una banda di violenti che lo scambiano per un travestito e lo picchiano a sangue lasciandolo in coma; Mark si risveglia dopo ben 9 giorni, con un trauma che gli ha azzerato i ricordi, salvo ossessionarlo di paure e timori.
Circostanza che l'uomo impara a vincere anche costruendo un villaggio in miniatura nel giardino adiacente alla sua mobil home, idealmente posizionato a livello geografico e storico nel Belgio della Seconda Guerra Mondiale. Nel piccolo borgo, minuziosamente riprodotto, un eroe americano con le fattezze di Mark, pilota pluri-decorato, si batte contro l'invasore nazista, coadiuvato da una tenace banda di fantasmagoriche eroine sexy armate sino ai denti. I nemici, naturalmente, assumono le fattezze dei bruti che lo ridussero in coma, adeguatamente e coerentemente rivestiti un divisa da SS.
Da quel momento, le storie di fantasia di Mark diventano foto, con cui l'artista trasforma la tecnica del disegno che ora non può più praticare dopo l'increscioso episodio di violenza subito, in una nuova forma d'arte fotografica: quella che dà vita alle storie che la fervida fantasia dell'uomo inventa, anche per scongiurare gli effetti di un devasto interiore forse senza una vera soluzione di guarigione.
La drammatica vera storia di discriminazione, violenza e intolleranza barbaramente occorsa all'artista Mark Hogancamp, viene rivissuta attraverso il cinema dinamico, fantastico e visivamente esaltante di un Robert Zemeckis in piena forma, che non ci pensa due volte per ritrovare le occasioni per citarsi (anche in Ritorno al Futuro, oltre che in Forrest Gump, al quale rimanda molto palesemente il personaggio così efficacemente reso dal sempre più ispirato Steve Carell, in odore di candidatura anche quest'anno, con questo ruolo e/o con Beautiful Boy). Il film si fa forte della fantasmagorica tecnica ad effetto che unisce la performance capture (che mima l'attore pure nel labiale in modo perfetto!!) al live action, e dà vita ad una rutilante avventura nell'avventura, ove l'immaginario del protagonista trova nell'Europa vessata dalla dominazione nazista, il contraltare ideale per creare un eroe con le sue fattezze in grado di debellare la minaccia, quella dell'invasore, che si sostituisce ai predatori che lo hanno ridotto in fin di vita.
Come a voler dire che la cattiveria dell'essere umano è sempre la stessa, nelle varie epoche storiche, e le dinamiche con cui essa si scandisce e sviluppa, differenti certo, ma con i medesimi letali effetti finali.
Benvenuti a Marwen (il nome di fantasia del paesino belga nasce con le iniziali del protagonista, unite a quelle della donna dei suoi sogni) è l'occasione, per il cinema a grande budget, per denunciare ancora una volta l'ignoranza, la grettezza inconcepibile dell'atto malvagio fine a se stesso, del sopruso ferino e senza ragione, nonché l'odiosa forma d'azione rappresentata dall'atteggiamemto intollerante che genera violenza incontrollata sino alle estreme conseguenze; ma facendo ciò, il cinema celebra anche se stesso raccontandoci, attraverso una sorta di fantasmagorico biopic, frutto di fatti tragici realmente avvenuti, il prodigio della tecnica cinematografica, che con un regista come Zemeckis, non è mai una caratteristica fine a se stessa, ma si concentra su una storia ed una tematica ben delineate e raccontate.
Gli attori giovano ad alternarsi ai "big jim/barbie" loro alter ego che li sostituiscono e ne rendono possibile una riflessione ed un esame più definito e costruttivo, che consenta al nostro uomo di tracciare una demarcazione che lo aiuti a prendere distanza dalle paure e dai traumi che altrimenti non lo avrebbero mai più abbandonato.
Carell, si diceva sopra, è in stato di grazia, ma anche una schiera di donne bellissime (tra cui Leslie Mann), anche in forma di pupazzo ad elevato tasso erotico (Diane Kruger che la dobbiamo far bastare in tale formato) gli ruotano attorno come pianeti perfettamente orbitanti attorno ad un sole protagonista bizzarro, ma dal cuore tenero, entro un universo che, anche imperfetto, il dio-Zemeckis riesce a rendere cinematograficamente paradisiaco.
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