Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA ROMA 2018
Solo un granbellezzarsi addosso uscendo volutamente fuori le righe, dove vien da pensare che non ce ne sia uno che reciti secondo un metro accettabile. Ma questo, di Virzì, lo si sapeva già, gli piace eccedere, forse ha paura che i suoi personaggi rimangano anonimi, ed in questa storia di tre sceneggiatori arrivati a Roma per trovare fortuna e gloria nel mondo del Cinema, lo vedo bene - autobiograficamente - nei panni del toscano Giovanni, in fibrillazione perpetua, pseudoartistica e ormonale, così come Francesco Piccolo e la Archibugi, nei panni di Antonino - pignolo, saputello e tontolone - ed Eugenia – complessa, impasticcata ed emotivamente precaria -, avrebbero un loro perché.
E' il perché del film che non mi è chiaro: Virzì in un'intervista parla di “canzonatura” dell'entourage dell'epoca, tutto concentrato sulle miserie e i ritmi di una fabbrica di cinema e produzioni sempre a mille, coi ghostwriters a sfiancarsi e i soliti nomi a dettare danze, a difendere protetti e fortino dalle uova d'oro.
Ne esce un quadretto miserello, tutti personaggi eccessivi, patetici o elementari, senza uno straccio di reazione normale, pieno di schizzati, emarginati, collusi, venduti, profittatori e cialtroni dove alla fine non si salva nessuno e l'arte, la poesia, la passione sono solo a margine e quasi un pretesto.
Che poi, a pensarci bene, tutta questa frenesia dell'epoca, la vedo irrisoria e quasi un ralenty rispetto al gran cinemare che si fa oggi, con uscite che durano meno del volo di una farfalla, personaggi che appaiono e spariscono, film invisibili che non pareggiano neanche metà dei costi di produzione..una concorrenza impietosa, e spazi ristretti dove mettersi in evidenza, ad esempio i Festival da sfruttare come rampa di lancio (che qui si che ci sarebbe da fare un film per scoprire altarini, retroscena e criteri di selezione...)
Si riesce anche a fare il verso (e qui scommetterei sullo zampino di Piccolo) ad un trend di gran moda in questi ultimi tempi, con il mockumentary finale ed i presunti protagonisti beccati anni dopo rispetto ai loro racconti, e impegnati nella loro attuale attività.
Ad esempio Giovanni, s'è dato una calmata, chiuso a chiave i sogni nel cassetto e avrebbe aperto un ristorantino a Piombino.
Ecco, ci chiediamo, nella trattoria di Virzì si mangerebbe eccessivamente salato, o pepato, o piccante, così come cucina suoi film?
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