Regia di Don Siegel vedi scheda film
Il ritmo siegeliano tipico suo, asciutto e senza cedimenti, qui trova qualche falla in cui fare acqua. Vededo il film con gli occhi di chi cerca di andare oltre all'intrattenimento, possiamo però accorgerci che l'autunnalità delle scene e dei colori, la tristezza e il grigiore intimo dei personaggi e della storia (un ragazzino rapito, un segreto militare), sono i caratteri di una visione pessimista del mondo istituzionale, o peggio ancora di tutto il mondo civile. Un mondo in cui la vita di un ragazzino è importante solo per il padre, mentre le istituzioni tendono a preservare la calma e a non scendere a patti. Anche in tempi recenti vediamo i governi che prima di adeguarsi alle richieste di criminali senza paura fanno quel che possono per mandare avanti il gioco della politica. Il film di Siegel fa proprio paura. Intimamente angosciante come il suo e anche più bello "La Notte Brava del Soldato Jonatan". La vanità dello sforzo umano individuale davanti ai poteri delle istituzioni, soprattutto quella militare, è poi espresso simbolicamente nel finale dei mulini a vento di donchisciottiana memoria.
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