Regia di Don Siegel vedi scheda film
Un fosco ritratto dei servizi segreti inglesi, in un'opera minore ma dignitosa del maestro Don Siegel.
Non è annoverabile tra i capolavori di Don Siegel, ma è una pellicola che si difende bene, ambientata nelle retrovie dello spionaggio e dei servizi segreti (inglesi).
Forse l'unico vero difetto del film è una certa fretta e “compressione” nella parte ambientata in Francia. Per risolvere il problema, forse sarebbero bastati una decina di minuti di film in più.
Parlar male dei servizi segreti non costituisce certo una novità (nonostante i molti 007....). Qui, tuttavia, il regista ci fa vedere un protagonista inzaccherato, ma non corrotto fino in fondo, che ad un certo punto si rende conto della sozzura di quell'ambiente, e degli effetti negativi di quest'ultimo sulla sia vita. Parimenti, capisce che per risolvere il problema dovrà agire da solo in barba a tutti e contro tutti o quasi (tema caro a Don Siegel).
Contrapposta al marciume degli 007 è l'innocenza dell'infanzia, che viene cinicamente utilizzata e danneggiata per finalità che sono vili senza attenuanti. I colleghi del protagonista, tra l'altro, si dividono tra corrotti ed egoisti. Tra questi ultimi c'è il personaggio di Donald Pleasance (attore specializzato in personaggi ambigui e negativi), al quale dei due ragazzini rapiti non importa praticamente nulla.
Michael Caine era una scelta obbligata per il personaggio, e di sicuro risultato.
La parte finale nel mulino è suggestiva e venata di simbolismi che rimandano ad un percorso di redenzione.
C'è meno durezza del solito per un film di Siegel, e qualche momento di commozione e di lirismo. È pellicola finita un po' nell'angolo, ma da riscoprire.
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