Regia di Mel Brooks vedi scheda film
"L'America è l'unico paese al mondo in cui un bambino nasce in un quartiere povero, diventa ricco e poi torna in quel quartiere. PER DISTRUGGERLO!". Il capitalismo visto da Mel Brooks può essere una macchietta di quello reale, ma è comunque una macchietta cinica e feroce, dotata di un rilevante sarcasmo, che è poi appunto una delle caratteristiche della comicità del regista, sceneggiatore (insieme a Rudy De Luca e Steve Haberman) e protagonista. Non c'è un secondo di noia in questo Che vita da cani! e, nonostante la semplificazione buoni vs cattivi e il finale un po' blando, sempliciotto, che accontenta tutti, gli strali di Brooks contro la società americana sono tutti discretamente assestati: l'avidità e la mancante pietà sono solo la superficie della faccenda, ma andando ad analizzare le scene una per una si scoprono un popolo lontano dai suoi governanti, un sistema sanitario allo sbando (il dottore che somministra più volte calmanti a Bolt senza rendersene conto), una connivenza tra politica ed economia basata su slogan demagogici ed arrivismo, e tante altre magagne. Leggero nei toni, ma non nei contenuti, Che vita da cani! fa ridere e contemporaneamente lascia un messaggio morale: un altro ottimo colpo messo a segno dal Kubrick del cinema comico, colui che ha osato lasciare la sua impronta in ogni genere cinematografico. Tra gli altri interpreti: Lesley Ann Warren, Jeffrey Tambor, Teddy Wilson, Howard Morris e il già citato De Luca. 6,5/10.
Bolt, spietato magnate, possiede metà di un quartiere povero di Los Angeles; ha in mente un progetto di riqualificazione totale della zona. Il collega proprietario dell'altra metà gliela mette in gioco con una scommessa: Bolt dovrà sopravvivere 30 giorni senza un centesimo nel quartiere degradato. Ci riesce, ma l'avversario non gliela darà comunque vinta. Bolt però ha intanto aperto il suo cuore alla massa dei barboni, che ricambiano aiutandolo.
(Re-visione 26/10/21)
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