Regia di Paolo Muran vedi scheda film
1964: il Bologna vince il suo settimo scudetto lottando contro le rivali in campo e contro scandali, trame sotterranee e accuse di doping fuori. La cavalcata vittoriosa dei rossoblu è vista attraverso gli occhi di una bambina che vorrebbe andare allo stadio, ma il padre è di opinione contraria.
La storia del calcio italiano è tempestata di scandali, manovre dietro le quinte, marciume variegato, trame di certi potenti personaggi a tutto discapito dei rivali; quando questi ultimi sono una formazione provinciale – e fiera di esserlo – come il Bologna del semplice commerciante Renato Dall’Ara, inconfondibile presidente vulcanico che vive la divisa della squadra come una seconda pelle, ecco che tutto si complica terribilmente. La stagione 1963-64 non fu il primo, ma certo fu il più eclatante esempio di quanto sia assolutamente incerto il destino di un campionato: vincere sul campo non basta e il Bologna di Bulgarelli, Haller, Pascutti e Nielsen si ritrova a combattere contro misteriose macchinazioni assurde, un’opinione pubblica pesantemente sfavorevole montata ad arte e soprattutto contro processi inventati ad hoc, nei quali l’eminenza occulta alla base della farsa è in maniera fin troppo scoperta chi andrà a beneficiare della penalizzazione degli emiliani (e perciò presumibilmente il vero, unico colpevole). Uno spareggio finale in campo neutro vide giustamente attribuire il titolo ai reali campioni, ma il cuore di Dall’Ara, stremato da quelle vergognose accuse e dalle dure lotte sostenute per respingerle, cede appena prima dell’incontro. Nessuno naturalmente ha mai pagato per quella morte. Questo lavoro scritto da Cristiano Governa ed Emilio Marrese ripercorre quella stagione mozzafiato e tutte le incredibili vicissitudini che costellarono la conquista del settimo scudetto del Bologna; la forma di docufiction consente agli autori e al regista Paolo Muran di alternare un divertente (e magari un po’ stereotipato) racconto di finzione alla ricostruzione in toni giornalistici di quei concitati giorni. Ben fatto, anche grazie a un lavoro di ricerca che si suppone essere stato estenuante, fra Istituto Luce, Rai, immagini di privati e Cineteca di Bologna, che ha anche pubblicato il film in dvd. E se gli attori recitano spesso in maniera traballante, non gliene si voglia: alcuni sono in realtà ex calciatori (Eraldo Pecci, capitano del Bologna del 1987), altri cantanti (Luca Carboni e Gianni Morandi, indubbiamente quello più sicuro di sé davanti alla macchina da presa), altri ancora scrittori (Carlo Lucarelli, impagabile la sua ricostruzione dello scandalo doping), giornalisti (Luca Goldoni, in uno splendido cameo finale), arbitri (Nicola Rizzoli); gli unici due interpreti effettivamente attori di professione sono Bob Messini e Giorgio Comaschi. Ma le partecipazioni straordinarie più incisive, davvero commoventi, sono quelle di cinque sopravvissuti del Bologna campione d’Italia 1964: Romano Fogli, Marino Perani, Mirko Pavinato, Paolo Cimpiel ed Ezio Pascutti. 7/10.
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