Regia di Josh Boone vedi scheda film
Arriva finalmente sul grande schermo l’ultimo tassello del “fu” Universo Cinematografico Mutante della “vecchia” Fox attraverso uno spin-off della saga originale che, nelle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto portare una qualche originalità (e un certo svecchiamento) alla saga cinematografica principale dedicata a Wolverine & compagni.
Un progetto e un lavoro iniziato nel lontano 2017 e soggetta a continui rimandi assurdamente prolungati e che ne hanno decretato la nomea, un po come i suoi protagonisti, di pellicola “maledetto” per la suo idiosincrasia a mancare puntualmente la distribuzione nelle sale, e che ha portato la stessa Disney, nuova distributrice della pellicola, successivamente all'acquisizione di parte della Fox, attraverso la rinominata 20th Century Studios, a ironizzare sull’accaduto in occasione della presentazione ufficiale della pellicola al panel digitale del Comic-Con di San Diego, mostrandone il teaser con le cinque date d’uscita fino a quel punto (compresa quella finale del 28 Agosto per gli Stati Uniti) seguita dalla scritta “incrociamo le dita”.
Il travagliatissimo film scritto (insieme a Knate Lee) e diretto da Josh Boone cerca di raccontare i supereroi con super problemi con una tematica differente e con un approccio più personale, approfittando di una sostanziale distanza, anche tematiche, con l’incasinatissima cronologia degli altri film degli X-Men, mescolando tra loro più spunti diversi ma senza mai riuscire davvero a trovare la propria strada.
Creati nel lontano 1982 da Chris Claremont e Bob McLeod (e non MacLeod) per ritornare alle origini e riprendere alcuni dei temi principali dei primi X-Men, ovvero raccontare la complessità dell’adolescenza (negli ani’80 ormai gli X-Men erano formati stabilmente da adulti) attraverso una metafora tra i cambiamenti (anche fisici) di quel particolare periodo e la comparsa dei poteri mutanti (spesso traumatica) in modo da intercettare nuovamente l’attenzione di un pubblico più giovane, cercando al contempo anche di distinguersi dalla testata principale puntando su tematiche più inusuali, passando dal teen drama fino ad arrivare ad avere anche influenze orrorifiche.
Mutamento inteso quindi soprattutto come difficoltà relazionale (con gli adulti ma spesso anche con i coetanei), di incomprensioni e con una ricerca di sè spesso appesantito da un senso di inadeguatezza verso una realtà vista spesso come a loro avversa e/o pericolosa.
Josh Boone cerca lodevolmente di intercettare tali intenzioni per riproporle poi sul grande schermo, realizzando una pellicola che si prefigura essenzialmente come un teen drama che unisce le atmosfere tipiche del fumetto con varie suggestioni cinematografiche (da Breackfast Club a Qualcuno volò sul nido del cuculo fino a Nightmare 3 - I guerrieri del sogno) e televisive (soprattutto Buffy l’’Ammazzavampiri) inserendo i suoi protagonisti in un ambiente alieno mascherato da luogo di cura (e di incontro per i giovani) ma che si rivelerà invece come una prigione.
E se nelle intenzioni prometteva qualcosa di originale e/o di inquietante (atmosfere dark o trovate e soluzioni vintage da slasher movie anni’80) The New Mutants si rivela invece un più classico young adult con alcuni momenti horror, ma senza che questi risultino mai essere veramente spaventosi (in fondo si tratta comunque di un PG-13), non riuscendo quindi non solo a essere davvero differente dagli altri film dedicati agli X-Men ma anche a mostrare una certa personalità o a trovare qualcosa di veramente originale da dire.
In realtà i numeri per realizzare qualcosa d’intrigante c’erano comunque, favorito da un budget non proibitivo (sette attori in tutto, praticamente un unico set per la maggior parte della pellicola) e quindi meno apprensione per l’eventuale risultato al botteghino e di conseguenza una maggiore libertà e da un cast comunque interessante, ma il film si perde proprio dove dovrebbe sorprendere maggiormente e dal quale invece arrivano stereotipi, banalità, scarsezza di mezzi (tra cui una CGI scadente) e intenzioni oltre a sviluppi prevedibili o, nella sua componente orrorifica, troppo spesso inefficaci.
Il lungometraggio di Josh Boone ha quindi l’onere (involontario) di chiudere definitivamente l’era mutante della Fox e lo fa, in realtà, in modo sorprendentemente onesto con quanto mostrato precedentemente, tra rinvii ma soprattutto promesse (spesso) disattese, errori arbitrari e involuzioni programmatiche ma anche tanto potenziale ancora da esprimere per un franchise fin troppo martoriato, per un addio che ha però il sapore di un arrivederci.
Se non presto in un prossimo futuro.
VOTO: 4,5
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