Regia di Giorgia Wurth vedi scheda film
Documentario su Sandra Milo, raccontata da Sandra Milo.
Durante una tournée teatrale che le vede compagne di palcoscenico, Giorgia Wurth decide di cominciare a riprendere Sandra Milo per farle raccontare la sua vita a trecentosessanta gradi. Non c’è una linea precisa nelle divagazioni dell’attrice, che salta di palo in frasca parlando di Federico Fellini (soprattutto) e Giulietta Masina, dei suoi esordi nel cinema e della sua scandalosa autobiografia uscita nei primi anni ’80, ma anche della sua quotidianità, del suo rapporto con la bellezza e con la macchina da presa, e accenna pure alla politica, senza scendere troppo nei dettagli della sua relazione extraconiugale con Bettino Craxi. La Milo lo dice subito, come prima cosa: tutti la prendono per una donna sempliciotta e frivola, ma lei così proprio non è. E al termine dell’ora scarsa di durata di questo documentario il dubbio non si sarà affatto sciolto: nonostante l’età (classe 1933), l’attrice sembra dotata di una spensieratezza invidiabile e in certi momenti il suo candore stupisce perfino. Come quando la Wurth le chiede se nella prossima vita rifarà tutto identico e la Milo risponde di no: quello che ha fatto l’ha già fatto, nella prossima vita vuole fare cose nuove. Il confine fra ci è e ci fa non è mai stato tanto labile: cosa che porta a pensare che la Milo sia realmente un’attrice eccezionale (ipotesi tutt’altro che ironica, dati i maestri che ha avuto sul set). Salvatrice, il titolo, è in realtà il vero nome dell’attrice: Salvatrice Elena Greco; Sandra è un nome d’arte scelto perché, spiega lei stessa, rappresenta le sue due identità: la san – dolce e in odore di santità – e la dra, ruvida e drastica. Questa è Sandra Milo. 6/10.
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