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Bitter Flowers

Regia di Olivier Meys vedi scheda film

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La recensione su Bitter Flowers

di alan smithee
7 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Cina, provincia di Dongbei: Lina vive in un piccolo appartamento col marito ed il figlioletto. Appaiono in sintonia e se la cavano piuttosto bene. Ma da quando la donna ha sentito parlare di lavori super retribuiti in Europa, il miraggio di una permanenza di qualche anno in quei luoghi per tornare ricca e piena di possibilità, non la abbandona sinché il marito, rassegnato, si convince a lasciarla partire, ipotecando il piccolo appartamento e ricorrendo anche a finanziatori clandestini per riuscire a raggranellare la somma utile ad affrontare le esose spese di viaggio.

Lina finirà a Parigi, con l'intenzione di fare la colf, ma scoprendo che l'ipotizzato stipendio da 2mila euro mensili in realtà è solo un miraggio. Scoprirà, sulla sua pelle, che i soldi si fanno solo mercificando il proprio corpo per strada, e per questo tenterà di farsi forza e rassegnarsi al suo destino. In pochi mesi, la donna riuscirà a mandare a casa i soldi sufficienti per permettere al marito di acquistare un nuovo elegante appartamento e rilevare un locale da adibire a ristorante.

Tutto bene fino al giorno in cui una sua conoscente compaesana deciderà di raggiungerla. La scoperta del vero lavoro di Lina raggiungerà la sua famiglia, e le dinamiche di una rinascita sociale della famiglia, naufragheranno tra crisi ed abbandoni.

Opera prima del regista belga Olivier Meys, Bitter Flowers ha un efficace piglio narrativo di stampo neorealista, che fornisce uno sguardo lucido sul fenomeno dell'immigrazione con al centro la grande incognita rappresentata dalle menzogne di cui i soggetti parte in causa del viaggio che li porta lontano dalle proprie radici, diventano vittime e portatori, vincolati ad un ritorno che è impossibile affrontare economicamente, e ad una permanenza che deve fruttare loro i soldi attesi da chi ha consentito loro di affrontare l'incognita del trasferimento.

Splendido il personaggio della protagonista Lina, donna tenace ma non prima di un proprio codice morale, che tuttavia mette da parte consapevole della situazione senza uscita in cui si è andata a trovare: il suo è un personaggio eroico e sacrificale, che guarda alle difficoltà del momento con la freddezza di chi deve per forza ottenere un risultato per poter ritrovare l'affetto dei propri cari.

Un finale tutt'altro che consolatorio, ma che si apre ad un barlume di speranza per il futuro di una famiglia finita allo sbando a causa di troppa ambizione, illumina di un pallore tutt'altro che trascurabile il grigiore senza uscita verso cui pareva rivolta l'intera drammatica vicenda. 

 

 

 

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