Regia di Tatsushi Ohmori vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - SELEZIONE UFFICIALE
Un'isola di pescatori al largo di Tokyo: due adolescenti che si amano e muovono i primi passi verso un'esperienza sessuale completa, mentre un ragazzino più giovane, amico del maschio, e sottoposto ad abusi da parte del padre pescatore spesso ubriaco, nonché da atti di crudeltà da parte dei coetanei, si lega ai due seguendoli ovunque. E divenendo testimone oculare di un omicidio perpetrato dal ragazzo adolescente quando scopre un adulto che abusa sessualmente nel bosco la sua amata.
Un terremoto e relativo tsumani distruttore pongono fine poco dopo alla vita oziosa e morbosamente condotta durante le estati torride da quel trio inquito di gioventù turbata.
Venticinque anni dopo ritroviamo tutti e tre i personaggi distanti uno dall'altro quanto a rapporti, frequentazioni e ceto sociale: lei è un'attrice affermata, il suo ex invece un padre di famiglia impiegato nell'amministrazione comunale, mentre il ragazzino è divenuto un netturbino, impenitente donnaiolo che ha una relazione clandestina molto focosa proprio con la moglie del suo ex amico, non proprio disinformato della circostanza.
Il ritorno del padre ubriaco del ragazzo più giovane, venuto a conoscenza dell'episodio delittuoso tramite il vecchio guardiano dell'isola, mette in moto un ricatto ai danni dell'attrice che spinge i tre a rivedersi e riaccende l'istinto assassino che animò l'ex ragazzo più maturo ai tempi dell'adolescenza.
Sarà l'inizio di un tortuoso, morboso e pure molto erotico percorso verso la perdizione totale, ove l'agire dei tre esulerà da una cognizione letterale e didattica di male e bene, perché andrà a coinvolgere troppo nel vivo un triangolo con basi amorose ed effettive per troppo tempo tenuto a freno ed isolato.
"E luce fu", questa la traduzione appropriata e dal sapore ironicamente biblico del titolo internazionale del film giapponese di Tatsushi Omori - un regista da tenere d'occhio molto attentamente! - si sviluppa secondo scelte a prima vista dirompenti e poco comprensibili: come quella di inframmezzare le scene con una musica scatenata, ipnotica e molto ritmata che pare completamente avulsa dal panorama quasi paradisiaco dell'isola ove tutto ebbe a cominciare.
E tra riprese di viali stradali addolciti dal colore rosso vivo di fiori e petali che marciscono senza pudore al calore del sole, tra i grovigli dei tronchi secolari che solo uno tsunami ha potuto violare per sempre, la storia si snoda con un intreccio cervellotico e complesso, ridondante di un erotismo davvero molto forse, esuberante, insolito, tutto a beneficio di una direzione ed una regia davvero di carattere, e a tratti dirompente.
Il dipanarsi della storia come un noir sentimentale molto morboso, trova poco per volta le sue vittime sacrificali che quasi coscientemente sembrano convincersi del loro appropriato ruolo sacrificale, a beneficio di uno snodo in cui il crimine diventa quasi un percorso necessario e leggittimatorio per celebrare un amore che nemmeno il tempo e la lunga separazione potrà o saprà cancellare.
Un film tutto da meditare, da rielaborare, ed una delle opere più interessanti viste sino ad ora alla festa romana.
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