Regia di Gonzalo Justiniano vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - SELEZIONE UFFICIALE
Nel 1983 a La Victoria, un giovane missionario statunitense precede altri tre colleghi come lui inviati in Cile, per continuare l'opera missionaria del loro gruppo religioso, dare conforto e aiutare la popolazione.
Il ragazzo si installa in una quartiere popolare e trova accoglienza presso una famiglia allargata di dissidenti del regime, i cosiddetti "comunisti", che organizzano nottetempo ronde di protesta dipingendo graffiti anti sisterma, ed attirando a sé i sospetti della polizia, che ostenta modi ed atteggiamenti sempre più violenti e cruenti contro gli oppositori del regime.
In quella famiglia sui generis, spiccano ben tre "Gladys", madre, figlia e nipote: una triade in cui è la generazione di mezzo a tenere le redini dell'organizzazione che prepara da mangiare agli uomini, li nasconde quando sono ricercati, ne alleva i bambini dando loro l'affetto ed il calore che in quel clima raggelato dalla persecuzione, si fa difficile avvertire ancora.
L'opera del prete è più che altro quella di un osservatore esterno, che filma, fotografa, cerca di capire le connessioni, gli intrecci, i malumori, divenendo amico fidato di uno sveglio ragazzino occhialuto, figlio del dissidente più ricercato del quartiere, fratello della Gladys di mezzo; fintanto che pure lui, nonostante la cittadinanza americana, diviene oggetto delle sempre più pressanti e violente persecuzioni.
Infine la bellezza prorompente della piccola ma assai proporzionata ed avvenente Gladys ragazza, finisce per irretire il prete, ammaliato dall'atteggiamento smaliziato ed ironico della giovane, che non si vuole lasciar scappare l'occasione di vivere un'avventura piuttosto proibita col bel giovane missionario dalle buone intenzioni, ma per nulla insensibile alle tentazioni della carne.
Poi la situazione si fa incandescente, e l'intervento dell'autorità a placare i primi moti di protesta diventa una vera e propria repressione che porta al sangue, e alle assai tristemente note misure di eliminazione dei dissidenti, narcotizzati in prigionia e gettati in mare dagli elicotteri, per farne sparire le tracce per sempre. Agghiacciante e vigliacco sistema si persecuzione e di sterminio che ha strappato alle famiglie del ceto più povero decine di migliaia di legittimi oppositori ad uno dei più barbari regimi dittatoriali della nostra storia più recente.
Per la regia molto pertinente e contestualizzata in quei terribili inizi anni '80 da parte del valido Gonzalo Justiniano, Cabros de mierda (un peccato tradurlo in modo inerte come figura attualmente il titolo internazionale, che stempera completamente l'atmosfera della comunità) è un film che denuncia ma sa ricreare anche le atmosfere goliardiche ed appassionate che hanno spinto il popolo a ribellarsi ad un dominio ingiusto e tirannico che finiva per cancellare ogni dignità ed autonomia legittime per una vita armoniosa e degna di essere vissuta.
Forse il film perde un pò di tempo a costruire bei personaggi, come quelli del bambino occhialuto, per poi perderli per strada con un pò troppa disinvoltura.
Ma l'appeal, anche fisico-sessuale, tra i due giovani e belli protagonisti, funziona alla grande e la storia è perfettamente contestualizzata all'interno degli orrori di una persecuzione che assume presto le tonalità dic una vera e propria strage di innocenti. Lode dunque ai due principali interpreti, la piccola ma focosa ed assai seducente Nathalia Aragonese, presente in sala durante la proiezione stampa, e all'attore americano Daniel Contesse, che incarna molto bene i panni imbarazzati di un giovane che ha scelto di dedicarsi al suo Dio ed al prossimo, ma vede i suoi propositi compromessi da una naturale attrazione che lo paralizza e ne rimette in discussione i propri piani di vita, e che decide comunque di sposare la causa dei sottomessi e dei perseguitati quasi come per espiare le colpe di una tentazione naturale, ma per lui squalificante.
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