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Si muore tutti democristiani

Regia di Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella, Davide Rossi (II) vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Si muore tutti democristiani

di axe
7 stelle

Nell'Italia post-crisi, tre uomini non più giovanissimi tirano a campare, in una città del settentrione, con i proventi di una piccola società di produzione video. Nonostante la realizzazione di "filmini" di matrimoni e video-spot per associazioni non li arricchisca, i tre - personaggi profondamente idealisti, con un passato di allineamento ad idee di sinistra - sono felici. Arriva, però, per tutti il momento di divenire veramente adulti. Enrico aspetta un bambino; Fabrizio, che è di origini meridionali, dopo un lungo fidanzamento con una ragazza del suo paese, ha contratto matrimonio con la figlia di un borioso imprenditore, che non stravede per lui; infine, Stefano, ancora solo, continua a vivere in un appartamento insieme ad altri ragazzi. L'occasione per fare un salto di qualità è offerta dalla possibilità di realizzare per una onlus un documentario sulle condizioni di vita in Africa. I tre, nonostante la sgradevole presentazione del contesto nel quale dovranno operare, resa da un loro agente interessato esclusivamente alla strumentalizzazione della sofferenze che saranno mostrate nelle riprese al fine di "creare" emozioni, sono entusiasti della proposta. Tale soddisfazione è però smorzata dalla cattiva reputazione della onlus, che finisce nel mirino della magistratura perchè sembra interessata a tutto tranne il benessere delle popolazioni africane. Mentre Fabrizio sembra intenzionato a soprassedere sui guai giudiziari dell'associazione, Enrico si oppone alla collaborazione, ma la responsabilità verso il figlio che attende, e alcuni contrasti interiori - che si manifestano sotto forma di apparizioni - lo spingono a ripensare a tale scelta. Stefano, infine, inizialmente indeciso, non prende posizione se non alla fine. Come suggerito dal titolo, il film mostra il destino di un certo idealismo, in grado di animare lo spirito delle persone finchè esse sono giovani, e successivamente messo in crisi dalle necessità generate dalla crescita e dai casi della vita. Ci si chiede, allora, se tale idealismo aveva ragion d'essere, o anch'essa è stata la semplice conseguenza d'esser vissuti in particolari periodi e/o contesti sociali. Teatro della vicenda è un'Italia contemporanea nella quale le idee della sinistra tradizionale appaiono svuotate della loro ragion d'essere e sembrano ridotte a puri apparenza e manierismo; e ove - viceversa - il culto dell'apparire e il "dio denaro" continuano a dettare legge; i personaggi "positivi" del film compiono le loro scelte nell'ottica di tale lettura della realtà. Accettabile il livello della recitazione; il film si segue agilmente, nonostante l'inzio un po' confuso. Il tono della narrazione è sommesso, e - nonostante almeno una sequenza veramente divertente - al sorriso si accompagna sempre la maliconia ispirata dal desolante ritratto della nostra società. Una buona commedia che affronta con gusto "agrodolce" difficili ed interessanti temi di crescita, crollo delle illusioni e decadenza morale.

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