Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
"Tutti sanno che voglio vedere il Papa, tranne il Papa". Il senso del film è tutto in questa frase (pronunciata dal protagonista Jannacci, bravissimo), dove il Papa è ovviamente una metafora non solo del potere religioso, ma anche di quello politico, oppresso dalla burocrazia, e di un'impossibile realizzazione concreta in vita dell'ideale. Quale che sia il messaggio che il protagonista vuole assolutamente riferire al Papa, nessuno lo prenderà mai sul serio: è un dramma kafkiano per sua stessa ammissione (ripetuta più volte), altrettanto definibile quale un incubo claustrofobico dove ogni via d'uscita è sbarrata nonostante l'impellenza della fuga. Jannacci, come detto, è straordinario e riesce a non sfigurare (anzi!) persino accanto ad un poker di mostri sacri come Tognazzi, Gassman, Cardinale e Piccoli. Bello anche il ruolo della musica, incalzante nei punti giusti.
Un uomo giunge a Roma con la prospettiva di farsi ricevere dal Papa. Chiede così udienza, ma verrà respinto puntualmente ad ogni occasione da tutta una serie di figure burocratiche ostili e brutali. Morirà di congestione polmonare, solo ed abbandonato in piazza San Pietro.
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