Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
La quotidianità di Joteborg, immaginaria cittadina svedese, in alcuni episodi: una donna nevrotica si aggira per la città con due grosse borse della spesa, dei ragazzini rubano e distruggono biciclette, un bambino un po' disturbato suona la chitarra agli angoli delle strade...
Ruben Ostlund, svedese, classe 1974, esordisce nel 2004 con questo Gitarrmongot (The guitar mongoloid, titolo internazionale che è una semplice traduzione dell’originale) e pone le basi per il suo futuro cinema: camera quasi sempre fissa, indipendentemente dal movimento dentro o fuori dall’inquadratura da parte degli interpreti e dell’azione, episodi fra loro apparentemente slegati che si intersecano solamente in montaggio; luci il più possibile vere, predominanza di scene in esterni, dialoghi che non lasciano troppi indizi allo spettatore, ma lo introducono poco per volta nella narrazione. Identico sarà lo stile della sua opera seconda, quattro anni più tardi, e cioè De ofrivilliga (Involuntary); identica la morale di fondo: uno spaccato sulle bizzarrie e le brutture della società odierna. Il ‘chitarrista mongoloide’ del titolo è in realtà un ragazzino un po’ scemo, forse con qualche disturbo caratteriale, che è sostanzialmente il vero protagonista del film o quantomeno il personaggio più ricorrente e più approfondito nella sceneggiatura scritta dallo stesso regista; il suo ruolo non è in ogni caso determinante, ma gode della necessaria sdrammatizzazione che un titolo del genere merita. Allo stesso modo fa sorridere – e preoccupare – la donna con le borse della spesa, attaccabrighe e maniacale nei suoi gesti quotidiani, così come fanno sorridere e preoccupare i ragazzini con la fissa delle biciclette, o i tre amici seduti attorno al tavolo, ubriachi, che improvvisano una roulette russa. Lo strato superficiale di ironia di The guitar mongoloid rivela insomma un universo sottostante di sofferenza, degrado e così pure di problemi mentali: non per caso le vicende sono ambientate a Joteborg, cioè in una Goteborg immaginaria. Bene gli interpreti, fra i quali Britt-Marie Andersson, Erik Rutstrom, Ola Sandstig e Julia Persdotter. 5/10.
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