Regia di Mimi Leder vedi scheda film
Storia vera di Ruth Ginsburg e della causa che rivoluzionò il diritto in America. Un poco lentino e verboso nella prima parte,nel complesso non è male.
Nei tardi anni Cinquanta, Ruth Ginsburg, detta Kiki, una delle poche, otto per l’esattezza, ammesse alla facoltà di giurisprudenza ad Harvard, iniziò con entusiasmo a partecipare ai corsi,insieme al marito che frequentava il secondo anno. Al primo incontro, senti il preside di facoltà parlare di “uomini di Harvard.” La strada, come avrebbe poi sperimentato sulla sua pelle, era tutta in salita, Il rettore ad una cena, ricordò alla protagonista e alle sue pochissime compagne che i posti nell'ateneo a loro riservati, avrebbero potuto più legittimamente essere destinati a studenti di sesso maschile. Però Ruth, che aveva capacità e carattere determinato, non si scoraggiò e proseguì imperterrita i suoi studi, malgrado l'ostracismo del corpo insegnante. Qualche anno più tardi a Martin, l'amatissimo marito, venne diagnosticato un cancro ma per quanto i medici fossero pessimisti, Martin Ginsburg riuscì a cavarsela e diventò un esperto di diritto commerciale, Ruth si laureò col massimo dei voti sia ad Harward che alla Columbia. Tuttavia dopo aver concluso la sua carriera scolastica brillantemente, era sempre stata la prima del suo corso, non riuscì a trovare uno studio legale disposta ad accoglierla. Ognuno degli interpellati accampava le scuse più assurde, addirittura ci fu chi disse, che le mogli degli altri avvocati si sarebbero ingelosite se avessero saputo che nello studio lavorava come collega, una giovane donna, il suo vero handicap dunque era il sesso, era discriminata, sulla base dell’appartenenza al genere. Tutti consideravano il mestiere di avvocato una prerogativa degli uomini. Sul finire degli anni sessanta, nel paese dell’american dream e delle proteste contro la guerra in Vietnam, questa discriminazione, era legale, e riguardava ben centocinquanta leggi, della carta costituzionale. Bader per ripiego cominciò con l’ insegnare diritto, finchè non si imbattè in un caso singolare, che sembrava fatto a posta per farle riprendere la professione, una sentenza che il marito tributarista le sottopose: erano stati negati a un uomo non sposato, che si prendeva cura della madre, i benefici di legge riservati alle badanti, di fatto dando per scontato che ci siano ruoli, come l'accudimento, riservati esclusivamente alle donne. Anni lontana dal tribunale, però avevano arrugginito Ruth, sul piano dibattimentale, quindi prima di affrontare la causa, ci volle un bel po' di gavetta, anche perché, dalla parte avversaria c’erano degli ossi duri, reazionari e maschilisti. Peraltro anche i giudici erano tutt’altro che bendisposti, anziani conservatori e tradizionalisti, non vedevano di buon occhio chi volesse sovvertire consuetudini che avevano radici antichissime. Sostenuta dall’amore e dalla stima del marito Martin Ginsburg e appoggiata dall’illuminata avvocato progressista Dorothy Kenyon alias l’ Oscar Kathy Bates, accettò il caso di discriminazione di genere, non patteggiando come chiedevano gli avversari ma andando in tribunale. La questione che poteva sembrare irrisoria, era invece fondamentale, Ruth Bader Ginsburg, da persona colta e intelligente, quale era, capì il potenziale di quella causa e non perse la grande occasione, in un discorso appassionato e appassionante, di poco più di 5 minuti, riuscì a persuadere tre giudici maschi, tenacemente abbarbicati alle loro convinzioni, a cambiare la loro visione del mondo e il loro punto di vista, con la forza di un ragionamento adamantino e pervasivo e cosi a far modificare una legge iniqua, adeguandola ai mutamenti già in atto nella società americana. Ruth vinse il processo, ma soprattutto creò un epocale precedente nella storia giuridica degli Stati Uniti, fu la persona giusta, arrivata al momento giusto, nel periodo in cui stavano sorgendo i primi movimenti di lotta per l’emancipazione femminile, difendendo il diritto di un maschio, ottenne che si puntasse il riflettore su leggi che palesemente, discriminavano le donne. Affermò uno dei giudici:” La parola donna non viene nominata neanche una volta nella costituzione degli Stati Uniti!” e Ruth: ”Se è per questo nemmeno la parola libertà è mai pronunciata”. Sostiene la Kenyon :” Le donne non possono partecipare ad azioni belliche, fare i pompieri, pilotare aerei. Ci dicono che ciò serve per tutelarle, invece lo scopo è di escluderle dal contesto lavorativo e sociale, per tenerle relegate in casa, ad accudire i figli e occuparsi delle faccende domestiche, la verità è che non esistono lavori da donna e lavori da uomini e ciò che può fare un uomo può farlo anche una donna” Ci sono cause per cui è sacrosanto lottare, nel tentativo di cambiare il modo di pensare comune, come quella dei diritti femminili. Tanto c’è ancora da fare, ma tanto è stato fatto, grazie a donne lungimiranti, come Ruth che hanno sfidato le convenzioni e i pregiudizi, con tenacia e coraggio e hanno ottenuto dei grandi progressi. In America Ruth Bader Ginsburg, seconda donna giudice a far parte della Corte Suprema, è un vero e proprio mito, un personaggio leggendario che, ha dato un contributo fondamentale alle lotte per la libertà, per la parità di genere e la democrazia. Il film pur lodevole nelle intenzioni, ponendo l’attenzione su temi importanti e attualissimi, però non convince del tutto, in alcuni passaggi risulta troppo verboso e pesante, soprattutto per i profani del diritto, in più a tratti appare eccessivamente didascalico, le prove degli attori sono buone, nel complesso non è male
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