Regia di Emanuele Scaringi vedi scheda film
Sogni, problemi, ambizioni e disperazioni di un giovane fumettista romano.
L’amore, l’amicizia, il lavoro, la famiglia, la città, la morte, la vita: tutto procede come da copione per un’opera prima giovanile, fra sentenze facilotte e ingenuità assortite (poco sopportabili le prime, molto meglio le seconde), sempre rimasticando però luoghi comuni già stravisti che hanno come obiettivo centrale i cosiddetti massimi sistemi, ovvero gli argoment(on)i di cui in incipit. Per essere un film tratto dal suo primo, omonimo graphic novel, Zerocalcare ne esce comunque bene: La profezia dell’armadillo è certamente un lavoro imperfetto, ma dotato allo stesso tempo di un’anima, di un respiro realista animato da questioni, paure e dubbi assolutamente al passo con i suoi tempi. Il fumetto era uscito nel 2011, 7 anni prima, decretando il primo successo del suo autore; qui viene trasposto sullo schermo con una sceneggiatura che accosta la firma di Zerocalcare a quelle di Oscar Glioti, Pietro Martinelli e – nientemeno che – Valerio Mastandrea (che però nel film non compare); anche per Emanuele Scaringi, il regista, si tratta di un debutto, seppure soltanto in lungometraggio, dopo una serie di corti. E a tutti gli effetti il risultato finale appare ben rifinito e accattivante, vuoi per la confezione (fotografia di Gherardo Gossi, musiche di Giorgio Giampà, costumi di Francesca Casciello), vuoi per il buon assortimento degli interpreti: bene il protagonista Simone Liberati, così come – fra gli altri – Pietro Castellitto, Laura Morante, Teco Celio, Claudia Pandolfi, Kasia Smutniak, Diana Del Bufalo e, armadillizzato, Valerio Aprea. 5/10.
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