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L'amante del tuo amante è la mia amante

Regia di Claude Lelouch vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'amante del tuo amante è la mia amante

di barabbovich
8 stelle

Forse per gli intrecci troppo lambiccati, forse per un certo autocompiaciuto intellettualismo nella stesura delle sceneggiature, forse per il voluto kitsch con cui condisce le sue opere, forse per un uso quasi barocco della macchina da presa, Claude Lelouch continua indefessamente a produrre storie arzigogolatissime regolarmente snobbate dalla critica. Piaccia o no, il francese è indiscutibilmente padrone dei propri mezzi e sa, come pochi altri, raccontare storie avvincenti seppure complicate, grazie ad un magistrale senso della regia e del montaggio. Qui il film si moltiplica esponenzialmente in vicende raccontate come un gioco di scatole cinesi. Quella che imbastisce la prima parte del racconto narra di due amanti (Marie Sophie L. e Francis Huster) che cercano di liberarsi dei rispettivi coniugi (Fabrice Luchini e Alessandra Martines) facendoli innamorare fra loro. Così, durante un week-end sul Monte Bianco, Alessandra e Fabrice cercano di fare ingelosire gli altri due. Ma al ritorno, Marie e Fabrice si troveranno a difendere tre imputati in un processo presieduto da Francis. E qui inizia, dopo che per la prima parte si è assistito al prevedibile attacco alle convenzioni borghesi da parte del regista - che sembra parlare per bocca dei suoi interpreti - e a disquisizioni in materia di fellatio, la seconda parte. Protagonisti i tre imputati. Uno (Vincent Lindon) è stato lasciato dalla moglie brutta e ricca convinta che quello dell'uomo sia un matrimonio di interessi. Un secondo (Gamblin) scopre il tradimento da parte della propria consorte. Mentre il terzo (Darmon) è un tassinaro che rimane vedovo prima ancora di sposarsi. I primi due si conosceranno all'ospedale dove sono finiti per tentato suicidio. Incontreranno il terzo in taxi e con lui inizieranno a mettere a segno qualche colpetto. E tra citazioni addirittura da Totòtruffa '62 e zingarate varie, il processo sembra risolversi in un generico "volemose bene". Ma il film è molto più godibile a vedersi che a raccontarsi.

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