Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Oliver Stone intervista Putin, circondato da uno stuolo di tecnici, operatori e interpreti.
L'originalità del progetto - un regista americano che va ad intervistare Putin - ha già le carte per interessare. Tanto più perché i nostri mezzi d'informazione non riportano suoi discorsi o interviste, limitandosi a darne notizie spesso parziali. Ebbene, Oliver Stone ha chiesto e ottenuto una serie di interviste con il presidente russo, sparse nell'arco di un paio di anni. Quindi, assieme alla troupe, si è recato al Cremlino o in altri luoghi a conversare e porre domande a Putin, le cui risposte egli registra per intero e senza filtri.
Dal punto di vista dei contenuti, è sicuramente un'opera interessante. Stone, che pone le domane comparendo personalmente in scena, spazia sui più svariati argomenti di politica interna ed estera, su argomenti d'attualità, e sulle questioni più scomode e spinose. E Putin risponde senza giri di parole, evitando sempre il linguaggio politichese che dice e non dice. Alle volte il regista gli pone davanti articoli della stampa occidentale (soprattutto tedesca e inglese) che lo criticano duramente o lo prendono in giro, e lui risponde per le rime. Stone lo ascolta interessato, a volte incuriosito, e a volte piazzato. Un momento particolarmente gustoso è quando il resgista di "Salvador" chiede a Putin se abbia mai visto "Il dottor Stranamore" di Kubrick e, dopo la sua risposta negativa, alla seduta successiva gli regala il DVD, che si guardano subito assieme.
Alcune curiosità, poco o nulla riportate dai media occidentali, sono la menzione del referendum con il quale la Crimea chiese l'annessione alla Russia, e l'analisi dei sommovimenti che nel 2014 sconvolsero l'Ucraina e sfociarono in una guerra, eventi però suscitati e gestiti in gran parte da.... dall'estero.
Viene inoltre ripercorsa la storia dei rapporti tra la Russia e il resto del mondo (soprattutto gli USA) dalla caduta dell'URSS in poi. Compaiono diversi materiali di repertorio di colloqui con i presidenti americani, dalla quasi amicizia alle presenti tensioni con l'Unione Europea e il "deep state" americano.
Dal punto di vista formale, secondo me il montaggio è troppo spezzettato, servendosi il regista alternatamente di una delle numerose telecamere posizionate nell'ambiente. Mi consola che sia un montaggio dell'inquadratura e non del sonoro (che non viene toccato), ma avrei gradito una maggiore "tranquillità" nelle inquadrature (purtroppo a volte anche sghembe). Quanto ai numerosi materiali di repertorio inseriti, viene rispettato il formato originale (almeno qualcuno lo fa), ma anche qui gli stacchi sono piuttosto brevi.
Precisato ciò, è un'opera che comunque funziona, è fatta con professionalità, e non annoia, la quale riempie pure un vuoto d'informazione delle platee occidentali.
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