Regia di James Ivory vedi scheda film
Storie parallele di due donne inglesi in India: negli anni ’20 la moglie di un funzionario si innamora di un rajah locale, non alieno da contatti con bande di predoni, e per lui abbandona il marito; negli anni ’80 una sua pronipote ne ripercorre le tracce. Entrambe rimangono incinte, ma con esito diverso: una abortisce, l’altra decide di tenere il bambino. Quasi un bignamini del cinema di Ivory, nel bene e nel male: occidentali affascinati dal contatto con una civiltà esotica (c’è anche il personaggio caricaturale dell’americano che vorrebbe diventare un santone, ma non ha il fisico), fastosa ricostruzione ambientale (molto più riuscita quella del passato che quella del presente), troppa indulgenza al pittoresco. Comincia ex abrupto, con la fuga della fedifraga dall’ospedale dove era ricoverata; procede alternando i due piani temporali, in un modo che all’inizio può generare qualche confusione; per lunghi tratti è francamente estenuante, ma si impenna verso la fine, quando i drammi esplodono; e termina, chiudendo il cerchio, con il ricovero della puerpera nello stesso ospedale dove l’antenata era morta. Ben scelte le due protagoniste: Greta Scacchi più adatta per i ruoli in costume, Julie Christie dalla nervosa modernità; entrambe, però, penalizzate da un doppiaggio melenso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta