Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Storie di uomini soli, vicissitudini di due coppie anomale: e non certo perché si tratta di soli uomini.
Due storie completamente distaccate una dall'altra, destinate a incrociarsi verso un epilogo che nell'incipit del film ci viene anticipato negli effetti, più che nella esatta dinsmica dei fatti.
Un dimesso e sfiduciato, spossato agente di commercio di nome Simon (un compassato, misurato ed ottimo Jean Yanne dallo sguardo scorato), trova un insperato sollievo aiutando nelle indagini un giovane poliziotto che frequenta in una relazione un po' ambigua. Un giorno, durante un appostamento, il poliziotto viene gravemente ferito da un colpo d'arma da fuoco che lo riduce in coma.
Simon da quel momento non smetterà di frequentare il capezzale dell'amico, allontanandosi sempre più ufficialmente dal proprio ingrigito menage familiare.
L'azione si sposta a tre anni prima, e assistiamo all'incontro tra un anziano e scorbutico truffatore di nome Marx (Jean-Louis Trintignant, magnifico ed inquietante come una belva rancorosa), impegnato a fare autostop, ed un ragazzo un po' sempliciotto, Frederic, ribattezzato poi come Johnny (un Mathieu Kassovitz tenero e disincantato al suo meglio), che gli si attacca al grembo, nonostante egli venga freddamente liquidato più volte dal suo idolo.
Tra i due nasce un sodalizio perverso che coivolge sempre di più il giovane ingenuo nei piani criminali del vecchiaccio, che riceve pure il compito di eseguire un mandato punitivo.
Audiard trae ispirazione da un romanzo facente parte della Série noire, Triangle di Teri White, per esordire in regia con un film cupo e senza speranza, tutto appoggiato sulle difficoltà umane di quattro individui, impegnati a stsbilire un rapporto, umamo o d'affari, con la persona che hanno vicino, che in qualche modo, volutamente o per cause di forza maggiore, li allontana o respinge, salvo poi pentirsene.
E i tre personaggi principali, quelli in grado di reagire almeno, danno vita a tre figure esemplari di uomini alla deriva, vulnerabili, vinti dalle circostanze o da quei limiti che la propria condizione giudica invalicabili.
Rabbia, furore, assoggettamento remissivo, sostanziale perdita di ogni carica umorale e sussulto di vita: questi i sentimenti che caratterizzano in ordine sparso i nostri tre individui ai margini.
Un ottimo esordio, potente narrativamente, capace di raccontare una storia drammatica a doppio binario entro un clima torvo e senza speranza che inquieta ma lascia anche ammirati.
E che sconvolge i programmi di quattro uomini soli in cerca di un affiatamento che è qualcosa di molto più profondo che una banale attrazione sessuale, quanto piuttosto la ricerca di un punto di riferimento che diventa una ragione di vita.
Tra i tre attori già citati e lodati, tutti straordinari nei reciproci ruoli pregni e colmi di sfaccettature che si rivelano poco per volta, Mathieu Kassovitz dà vita ad un personaggio di balordo dolce, ma pure assassino a comando, che riesce a far inquietudine ma pure tenerezza in egual misura: straordinaria davvero la sua prova.
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