Regia di Ottavio Alessi vedi scheda film
I pregi di questo lavoro sono nella sceneggiatura piuttosto solida (del regista e degli esperti Grimaldi e Corbucci, Bruno) e nell'interpretazione slegata ed originale di Totò; eppure non tutto funziona attorno a lui, anzi, a dirla tutta c'è proprio il vuoto. De Vico, proveniente dal teatro napoletano e assolutamente non disprezzabile, ha però ancor meno personalità di Peppino, già di per sè spalla decisamente prostrata nei confronti del principe. E la maniera superficialotta in cui viene trattata la tematica della droga fa molto Dc: si capisce da subito che il film ha un atteggiamento di estrema riverenza verso la censura, fa di tutto per aggraziarsela - e infatti non ebbe alcun contrattempo. Non è per nulla un brutto lavoro, semplicemente non lascia il segno più di tanto: 5/10.
Totò e suo fratello Pietro sono ladruncoli. Un giorno in una valigia trovano un cadavere: ma lo perdono, distrattamente. Per recuperarlo si intrufolano in una villa in cui si fa largo uso di marijuana: Totò, drogato fino al midollo, comincia ad avere impulsi omicidi.
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