Regia di Gan Bi vedi scheda film
In the Mood for Lo/ng Day's Into Night
Se Kaili Blues era l'incontro perfetto tra il cinema di Apichatpong Weerasethakul e quello di Andrej Tarkovskij, Long Day's Journey Into Night è, in un certo senso, l'incontro definitivo tra il cinema di Raul Ruiz e quello di Wong Kar Wai. Di conseguenza, un'evoluzione di intenti, di mezzi e di tecnica, nonché di genere e tramica, un salto più noeniano, lynchiano e freudiano rispetto al più minimale, puro ed incontaminato, sopracitato lungometraggio d'esordio di Bi Gan.
Long Day's Journey Into Night lo si potrebbe definire, quindi, il nuovo Strade Perdute asiatico. Insomma, stavolta non ci sono famose strade americane che si collegano a fantasmatici hotel thailandesi. Questa volta ci si smarrisce, soprattutto perché viene a mancare, letteralmente, il terreno sotto ai piedi, obbligando, spesso, i protagonisti a fluttuare, costretti a girare intorno al nulla, all'inarrivabile, al cangiante, al sogno. Persi. In un moto circolare che riporta al concetto di ciclicità eterna. Persi per sempre, che sia per un'ora (come la durata di un piano-sequenza, nonché di un sogno) o per un minuto (come la durata di un fuoco d'artificio, nonché di un sogno). E la storia è destinata a ripetersi. E si entra in un tunnel infinito. Si entra nel vuoto. Enter the Void e Silencio (in sala).
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Voto: 8,5/10
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