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Un lungo viaggio nella notte

Regia di Gan Bi vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Un lungo viaggio nella notte

di alan smithee
8 stelle

FESTIVAL DI CANNES 2018 - UN CERTAIN REGARD/CINEMA OLTRECONFINE

Un lungo, coinvolgente, affascinante viaggio notturno in grado di traghettare lo spettatore lungo una sessione quasi ipnotica di un percorso incessante e senza fine, con cui lo sguardo di chi segue la vicenda, finisce per condividere ed identificarsi nel percorso accidentato e tortuoso del protagonista.

Luo fa ritorno nella città natale di Kaili, a dodici anni dall'omicidio, rimasto irrisolto e senza colpevoli, che lo vide protagonista del misfatto e lo allontanò da quei luoghi. Il suo scopo è ritrovare la donna che amò nel periodo che precedette l'omicidio. Quando pensa di averla trovata, questa fugge e lo costringe a cercarla nei meandri notturni di una cittadina che pare incastonata in un limbo di tenebre perenni, illuminate a stento da una fioca luce giallastra che ne sfoca e trasforma i particolari.

Il film, opera seconda del talentuoso regista cinese Bi Gan, divenuto oggetto di culto con l'opera d'esordio presentata a Locarno qualche anno fa ed intitolata Kaili blues, è incentrata, come quest'ultima, tutta unicamente su uno schema di movimento perenne e di viaggio, con cui lo spettatore viene trasportato e condotto a rivivere le medesime emozioni "sospese" dell'inquieto protagonista.

Con un titolo posto a metà film che rappresenta l'occasione per svoltare stile e passare ad una seconda lunga parte girata in un perenne piano sequenza ininterrotto (già presente, ma più casereccio, in Kaili blues), "Long day's journey into night" riesce ad affascinare con le sue musiche accattivanti e la grande cura con cui il regista si giostra attraverso scenografie affascinanti e percorsi avvolgenti che pare di poter calpestare fisicamente assieme agli attori coinvolti in questo percorso senza fine.

Ne scaturisce una chicca d'autore lunga quasi due ore e venti, che ricorda lo stile sinuoso ed avvolgente del gran maestro cinese Wong Kar-wai, capace di catturare lo spettatore, introducendolo entro un percorso forzato che riesce ad ammaliarlo con la compostezza e la calma proprie di un cammino senza soste, ma che procede con la placida tranquillità di una passeggiata in grado di lasciare il tempo di far assaporare a chi la compie, le sensazioni e le atmosfere che l'ambiente poco per volta sprigiona, tra le ombre e i chiaroscuri ambrati che la fioca illuminazione notturna produce e disegna. 

Un viaggio affascinante e stordente lungo un labirinto che dimostra proprietà di assuefazione che ci inducono a farci parte integrante di un viaggio percorso a piedi, o all'interno di un furgone che procede a passo d'uomo, sino a raggiungere le alture ove una teleferica lenta ma dall'incedere costante, ci riporta nel cuore di una città che non è affatto deserta, ma la cui popolazione appare diradata e distribuita con un raziocinio che pare frutto di un calcolo strategicamente ben quantificato, ove nulla è lasciato realmente al caso, come potrebbe apparire ad un primo colpo d'occhio.

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