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A voce alta - La forza della parola

Regia di Stéphane de Freitas, Ladj Ly vedi scheda film

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La recensione su A voce alta - La forza della parola

di supadany
8 stelle

Torino Film Festival 35 - Concorso.

Molte volte c'è la tendenza a dare alcune cose per scontate, soprattutto quando si parla di ordinari gesti quotidiani, fatti in automatico e pure con un po' di superficialità, pensando di sapere ciò che in realtà conosciamo solo in minima parte. Eppure, è sempre possibile approfondirne la conoscenza, migliorando gli atteggiamenti, avendo di ritorno dei riscontri esterni migliori. Speak up concentra le sue energie sull'uso della parola, quell'arte di comunicare che può permettere di farsi largo all'interno di una società sempre più frenetica e disattenta, motivo in più per imparare a essere loquaci e catturare l'attenzione dell'interlocutore di turno o addirittura di una platea senza aver paura di farsi male.

Per farlo, entra con le telecamere nell'Università di Saint-Denis, dove ogni anno si svolge il Torneo dell'Eloquentia, che elegge il miglior oratore tra circa cento partecipanti. Nel dettaglio, s'infila tra le pareti di una classe multietnica, con studenti spronati dalle convinzioni più diverse e professori a istruire sui segreti celati nel linguaggio e negli atteggiamenti da utilizzare per valorizzare l'espressione di un contenuto.

 

scena

Speak Up (2016): scena

 

Già per quanto presenta, Speak up diviene automaticamente un documento di vitale importanza, che meriterebbe di circolare e di essere divulgato (almeno) in tutti gli istituti scolastici.

In aggiunta, mai come in questo caso, il cosa e il come procedono all'unisono.

L'oggetto relativo all'arte oratoria è scandagliato seguendo tutti i passi preparatori. Dalla costruzione di un discorso - da suddividere in introduzione, narrazione, argomentazione, contestazione e perorazione - alla respirazione che deve consentire alle parole di librarsi nella massima chiarezza, transitando per gli espedienti di condimento, ad esempio con l'inserimento dello Slam poetry, ossia quei termini specifici che catturano l'ascolto altrui.

In più, il processo di formazione sfocia nella gara vera e propria, arrivando in fondo intensificando la dose.

Ciò che probabilmente è più convincente è comunque la capacità di Stéphane De Freitas di rendere familiari i ragazzi e conseguentemente coinvolgere lo spettatore, in assoluta coerenza con quanto mostra.

Nemmeno per un secondo si paventa una sensazione gratuitamente intellettuale, l'atmosfera è sempre positiva, di carattere espansivo, il passo travolgente come se fossimo al cospetto del posto più bello del mondo, sempre mantenendo una gran fluidità di racconto.

Infine, la gran finale del torneo é il suggello dei comportamenti presentati fino a quel momento, con una giuria che comprende l'attrice Leila Bekhti, un'apoteosi partecipativa dalla quale esce un vincitore e nessun reale sconfitto, perché tutti hanno dato il massimo e imparato una lezione di vita.

Un documento esemplare, tanto leggero quanto intelligente, una celebrazione della parola, un manifesto che aiuta a credere - ancora, nonostante tutto - nelle nuove generazioni in un futuro migliore.

E oggi - più che mai - se ne sente un gran bisogno.

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