Regia di Benedikt Erlingsson vedi scheda film
Islanda. Halla è apparentemente al di sopra di ogni sospetto; in realtà è una terrorista che agisce da sola. Sostenendo deliranti tesi ambientaliste, la donna imperversa sull’isola abbattendo grossi tralicci dell’elettricità. Arrestata, troverà un’insospettabile complice per l’evasione.
Non è chiaro quanto (e perché) il personaggio di Halla sia simpatico e soprattutto quanto sia positivo: donna schiva e chiusa di carattere, con ideali forti e fortemente malintesi, capace di causare volontariamente disastri ambientali nel nome di un discutibile ambientalismo “d’azione”, la protagonista vive contemporaneamente due vite, mentre una seconda Halla (Asa, la sua gemella totalmente identica a lei salvo i capelli più lunghi) finirà per rivelarsi il suo lato migliore peggiorando quindi ulteriormente la posizione morale di Halla. Al di là dei risvolti psicologici non del tutto chiariti nella sceneggiatura (Olafur Egilsson e Benedikt Erlingsson), La donna elettrica è un’operina piacevole dall’ambientazione a modo suo esotica, fra campi brulli a perdita d’occhio e bigie giornate di un inverno perenne, tatuato nell’animo dei personaggi; l’islandese Erlingsson gioca in casa e lo fa con buona maestria, tratteggiando una più che verosimile situazione da ‘problema del primo mondo’, con tanto di sottotrama ispirata a una maternità cieca ed egoistica, dettata non dalla necessità, ma dall’egocentrismo della protagonista. Halldora Geirhardsdottir riveste entrambi i ruoli delle gemelle, Johann Sigurdarson e Juan Camillo Roman Estrada (in una parte francamente dura a comprendersi, pregna di un umorismo nordico) sono i degni comprimari. 4,5/10.
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