Regia di Roderick Cabrido vedi scheda film
Cinema dissacrante -e massacrante- che pone il cattivo gusto, fine a se stesso, dinanzi ad ogni cosa. Al di là della modesta realizzazione, lascia senza parole una sceneggiatura costruita sul vuoto di contenuto. Sgodevole, sotto ogni punto di vista.
Alla Funeraria Jimenez, casa mortuaria gestita dal transessuale Violet (Bernardo Bernardo), i cadaveri vengono affittati -a scopo di lucro- a Simon (Rolando Inocencio). Quando, dopo avere pagato per una nuova "fornitura", è il turno di Ilyong (un ladro ucciso dalla polizia durante una rapina), lo staff di Violet -ovvero On-On (Kristoffer King) e Dyograd (Jess Mendoza)- si mette all'opera per imbalsamare il corpo inanimato. Nell'obitorio la mancanza di rispetto per i cadaveri sembra subire un ulteriore scatto verso l'eccesso, oltre ogni limite morale. In particolare a causa di Dyograd, praticante di "selfies" con i morti che, dopo essere stato lasciato sessualmente insoddisfatto dalla ninfomane Chi-Chi (Japo Parcero), non esita ad accoppiarsi con il corpo privo di vita di una giovane ragazza. Mentre On-On, sussurrando ai cadaveri, passa il tempo libero praticando il gioco d'azzardo. Quando la moglie di Ilyong, affranta dalla disperazione per la scomparsa del marito, si mette alla ricerca del suo corpo, per alcuni componenti dell'obitorio gli eventi iniziano a prendere un risvolto inatteso.
"Brutto maiale! Non ti avevo detto di non scopare i cadaveri? Porta sfiga!" (On-On, dopo aver sorpreso Dyograd sul corpo nudo di una defunta)
Una fotografia dalla prevalenza cromatica azzurra e blu rispecchia, con tonalità pertinenti, le fredde -meglio gelide- personalità che lavorano nello squallido obitorio. Roderick Cabrido dirige senza originali spunti visivi un insieme di antipatici attori, dall'aspetto volutamente retorico. Su tutti risalta l'orribile (anche a vedersi, causa un aspetto scimmiesco) trans che dirige il macabro commercio di morte e che paga giovani bisognosi di soldi per allucinanti rapporti di sesso orale. Purgatoryo è un film terribile, disturbante, scorretto, che sguazza nel deprimente, al limite della blasfemia. Non per quello che mostra ma per come lo mostra. Ad esempio, le operazioni iniziali -post mortem- sul corpo di Ilyong sono fastidiose proprio perché solo suggerite e non esibite. Il costante clima di routinario disprezzo per i cadaveri, esposti nudi e dileggiati impudicamente, nonché trattati peggio che oggetti, rende il film di difficile sopportazione.
Poco chiaro nello sviluppo, tanto che difficile -se non impossibile- diventa capire il metodo di sfruttamento da parte di Violet dei miseri defunti, Purgatoryo finisce per apparire come un inutile insieme di scene dissacranti e insensate, messe in fila senza logica e con il solo scopo di turbare lo spettatore. La semplice, banale e scadente sceneggiatura, opera di Denise O'Hara e Joseph Israel Laban, solo in chiusa tenta di percorrere una più accettabile narrazione, che si orienta troppo tardivamente verso una sorta di punizione e/o maledizione destinata a chi non rispetta la morte. L'insieme di brutture prive di significato, abbinate a cadute di stile volgari (tre esplicite bestemmie, ad esempio, pronunciate da On-On), rende vano il tentativo di recupero in un finale che -come l'uroboro- si (ri)chiude circolarmente su una parte degli insensibili e irrispettosi personaggi. Un misero, triste, indigente prodotto in arrivo dalle Filippine che ha trovato insolita approvazione critica dando -nel caso ci fosse ulteriore necessità- esempio di come nel vuoto di contenuto certe penne riescano (o vogliano) trovarci addirittura significati che stanno in ben altri luoghi. Nel caso specifico si è perfino scomodato Dante Alighieri, solo per via di un titolo associativo (ma per nulla rappresentativo). Per quel che ci riguarda, questo tipo di cinema potrebbe restare tranquillamente confinato entro gli angusti limiti del paese d'origine, non tanto povero economicamente quanto misero artisticamente, se rappresentato da questo tipo di autori.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta