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Decameron proibitissimo. Boccaccio mio statte zitto

Regia di Franco Martinelli vedi scheda film

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La recensione su Decameron proibitissimo. Boccaccio mio statte zitto

di Dik
3 stelle

Napoletano, veneto, romagnolo, toscano, ciociaro, siciliano… sei esilissime barzellette in costume, recitate in altrettanti dialetti ed ambientate nelle diverse località, quasi a significare che vizi e virtù univano l’Italia già nel ‘300. Ovviamente il soggetto di Mario Amendola e la sceneggiatura di Bruno Corbucci sono ben lontani da tali “profonde” tematiche, anzi, l’unica vera preoccupazione è di dare un senso a tutte le belle donne nude che popolano la pellicola, trasformando la gioiosità dell’opera del Boccaccio, in un indegno campionario di racconti grotteschi a grana grossa . Comunque, seppur mediocre e di nessun peso, paragonato alla maggior parte dei decamerotici che in quegli anni impestavano le sale cinematografiche, questo film risulta tra i migliori, con una struttura tutto sommato decente e qualche idea divertente. Marino Girolami si firma per la prima volta Franco Martinelli, pseudonimo che gli porterà fortuna in seguito quando dirigerà “Roma violenta” (1975), film campione di incassi che lancerà Maurizio Merli (qui si intravede per pochi secondi nel quinto episodio) nella nuova veste di Commissario di ferro dei polizieschi all’italiana. Mario Amendola e Bruno Corbucci, quattro anni dopo, creeranno il personaggio di Nico Giraldi, portato al successo dall’interpretazione di Tomas Milian (Tomás Quintín Rodríguez) e dal doppiaggio di Ferruccio Amendola. Musiche orecchiabili di Roberto Pregadio.

 

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