Regia di Lukas Feigelfeld vedi scheda film
Quando la madre perde improvvisamente conoscenza, ed il suo corpo si ricopre di inquietanti bubboni neri, il medico del villaggio vicino accorso su segnalazione di qualche buona anima, si rende conto che la peste la sta uccidendo così rapidamente da rendere superfluo ogni tentativo per cercare di alleviarle sofferenze e allungarle l'agonia.
Pertanto la ragazzina si ritrova sola ed abbandonata già poco tempo dopo quel suo devastante lutto. Non per questo decide di abbandonare la sua dimora isolata, restando a vivere nel più totale isolamento.
Una situazione che la renderà oggetto di supposizioni e maliziosi commenti che la renderanno ancor più protesa all'isolamento.
La ritroviamo donna, madre single pure lei come la genitrice scomparsa da tempo, mentre pascola le bestie ed alleva l'infante, e inizia a percepire gli stimoli di una oscurità che pare tentare di venire a patti con lei attraverso i luoghi più inaccessibili della foresta.
Verrà raggirata da una falsa amica, violentata e considerata una strega, ma la sua vendetta si rivelerà micidiale ed incontrollata, non solo ai danni dei perfidi e malfidenti abitanti della vicina comunità, ma altresì nei suo istessi confronti, fino al sacrificio finale che sopraggiungerà più come atto liberatorio e definitivo, che come comportamento espiativo.
Horror rarefatto, insinuante, inquietante non meno del capostipite The witch di Robert Eggers di cui tale film può considerarsi un valido e lodevole pollone in grado di viaggiare per conto proprio, pur trattando una materia molto simile in un contesto montano ed agreste che contribuisce ad accrescere il pathos e l'inquietudine.
Il male anche stavolta si trova tutto attorno a ciò che viene giudicato oggetto di influenza maligna, e la regola del sospetto e del giudizio preventivo conducono ad una resa dei conti che porta morte e dannazione presso ogni parte contendente.
Lukas Feigelfeld non scende mai a facili compromessi narrativi, né si preoccupa di fornire materia narrativa che possa accontentare i palati più esigenti di svolte emozionali troppo telefonate. dal canto suo la brava protagonista Aleksandra Cwen si impossessa del suo personaggio vivendone apparentemente in modo personale i turbamenti e gli orrori, in un contesto naturale che comunica talvolta purezza, talvolta corruzione camuffata dal candore idilliaco del paesaggio alpino, rigoroso ma inevitabilmente appagante all'occhio meno indagatore ed approssimativo.
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