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Outlaw King - Il re fuorilegge

Regia di David Mackenzie vedi scheda film

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La recensione su Outlaw King - Il re fuorilegge

di mck
7 stelle

«The king upon the other side / Whose prudence was his valour's guide / Rode out to see and chose his ground. / The highway took its course, he found / Upon a meadow, smooth and dry. / But close on either side therby / A bog extended, deep and broad / That from the highway, where men rode / Was full a bowshot either side.» - John Barbour.

 

 

Scozia, 1304. Col “borghese” William Wallace ancora per poco latitante prima di essere catturato, impiccato, squartato e smembrato dagl’inglesi per essere poi esposto in varie parti simboliche di Gran Bretagna, da Londra sino alle pendici delle HighLands, il “nobile” Robert the Bruce, futuro di lì a poco Robert I (Chris Pine: sempre “fuori parte”, secondo quanto vuole la vulgata popolare, e invece...

 

 

...quasi sempre in parte), firma, assieme ai fratelli, a John Comyn (Callan Mulvey), suo rivale al trono, e ad altri sangue blu suoi connazionali, la resa e la pace con Edward I, House of Plantagenet (Stephen Dillane, gran mestierante e già Stannis Baratheon), il quale, fuori le mura del Castello di Stirling assediato e ad accordo siglato, non era però ancora riuscito a provare...

 

 

...il War Wolf (Loup de Guerre, Lupus Guerre), il trabucco gigante, la Macchina Spaventosa (Fearful/Fearsome Engine), la Grande Berta, l’Arma “Finale”, e non se ne lascerà sfuggire l’occasione per testarlo - raggiungendo l’acme del climax al suo culmine quando, al termine del particolarmente riuscito piano sequenza iniziale di otto minuti, che con i suoi tanti pregi e qualche difetto*¹ è l’epitome stessa dell’intero film, rispecchiandone la natura narrativa e compositiva, fa partire, “Come una catapulta!”*², il pallottolone esplosivo di quasi un quintale e mezzo imbottito di fuoco greco - su qualche casualties...

 

 

...of war forse ancor sotto al comando di William Oliphant, che comunque resta fuori campo, mentre compare James Douglas (Aaron Taylor-Johnson, ottimo nel cavalcare sopra le righe) a reclamare il proprio nome e la propria terra. Poi, prima Robert de Brus, 6th Lord of Annandale (l’immenso James Cosmo, già in “BraveHeart”, ovviamente in altro ruolo), padre di Robert I, che nel frattempo s’è accasato con Elizabeth De Burgh (Florence Pugh, brava...

 

 

...come sempre: the Falling, the Little Drummer Girl, MidSommar, Black Widow, Don't Worry Darling, the Wonder, A Good Person), e in seguito, tre anni dopo, lo stesso Edward I of England, cui succederà Edward II (Billy Howle in una buona prova), se ne vanno a salutare le radici dei cipressi, e il terreno (fangoso e molle delle torbiere – la strategia guerresca rappresentata nel film si discosta un po’ dalla realtà, ma il brago, la melma, la mota e la palta dei pantani limacciosi quelli sono – di Loudoun Hill: e da lì sarà “tutta discesa”) per la Prima Guerra d’Indipendenza della Scozia, grazie anche alle rigaglie esposte di Wallace, è di nuovo fertile e pronto a reclamare altro concime: lacrime, sangue, carne, viscere, ossa, piscio e merda. Nel mezzo, a Kildrummy Castle, Marjory, la figlia di primo letto che Robert ebbe con Isabella of Mar e che darà origine al Casato degli Stewart, gioca a cavalluccio, ma senza il fango della battaglia che verrà alle pendici del cono vulcanico tappato dell’Ayrshire.

 

 

Regìa di David Mackenzie (Young Adam, Hallam Foe, Perfect Sense, Hell or High Water), che scrive la sceneggiatura con Bathsheba Doran e James MacInnes e l'aggiunta di David Harrower e Mark Bomback

 

 

Fotografia (oltre al piano sequenza iniziale: il lirico, "pieno di grazia" e senza cavalli trucidati finale malickiano) di Barry Ackroyd (Ken Loach, Paul Greengrass, Kathryn Bigelow), montaggio di Jake Roberts, scenografie di Donald Graham Burt e musiche di Gray Dogs (Tony Doogan & C.).

 

 

La battaglia di Loudoun Hill s'è conclusa, la Prima Guerra d'Indipendenza di Scozia è cominciata. Una decina d'anni dopo Elizabeth darà alla luce la prima dei suoi cinque figli. Trent'anni dopo ebbe inizio la Guerra dei Cent'Anni (ma questa sarà roba tra Inglesi e Francesi).

 

 

* * * ½/¾

 

 

Note.


*¹ Il difetto maggiore di "OutLaw/King" è quello d’insistere (per lo meno nella prima metà, perché poi l'atteggiamento cessa del tutto) nella topico-tipica pratica d’inserire malamente frasi spiegonico-lodimiche distribuendole attraverso quadri didascalici appiccicati con lo sputo invece di organizzare un flusso narrativo meno semplificatorio e soprattutto semplicistico. Eccone alcuni esempi.

Parlando di Robert, il padre alla figlia e poi la figlia alla madre, in carrozza, poco prima di arrivare a destinazione di un viaggio durato giorni e sapendo del matrimonio da mesi:
Richard De Burgh: - La sua famiglia ha ampi possedimenti a nord e a sud del confine.
Elizabeth De Burgh: - Che ne è della moglie?
Margarite De Burgh - È morta dando alla luce la figlia.

Elizabeth de Burgh in Bruce a Robert I the Bruce, già de Brus:
- Robert, hai appena seppellito tuo padre.
- Ho comunque il dovere di pagare i tributi al nostro Re.

Aonghus Óg Mac Domhnaill, Lord of Islay (Tony Curran), a Robert, riferendosi a Juhn Comyn, mentre stanno galoppando a cavallo:
- Voleva tradirti. Non avevi scelta, Robert.
- Dobbiamo dirlo a Lamberton. Ora sono un dannato.

 


“Nel Medioevo gli adulti giocavano moltissimo. In parte con gli stessi giochi che facciamo noi oggi: gli scacchi, la dama, il backgammon. Giocano sempre a soldi, persino a scacchi, perché lo trovano più divertente. Giocano moltissimo d’azzardo, ai dadi, anche se re Luigi naturalmente non lo tollera. E poi fanno giochi che noi adulti oggi non facciamo più. Cavalieri e dame giocano a mosca cieca, a nascondino. E nessuno si stupisce, perché gli adulti non si vergognano di divertirsi come bambini: persino durante la crociata, quando avevano certamente cose più serie a cui pensare. Racconta Joinville [1224-1317; da “Vita di San Luigi” (Luigi IX), 1309; NdR]: eravamo nell’accampamento crociato, faceva bello, io e i miei cavalieri pranzavamo davanti alla tenda. Si mette la tavola all’aperto, la tovaglia bianca – nessun cavaliere pranzerebbe mai senza una tovaglia bianca di bucato, è un altro simbolo di status -, i nostri bicchieri, e pranzavamo lì. Nella tenda accanto c’era il conte d’Eu. Il conte d’Eu era un tipo molto ingegnoso; pranzava anche lui all’aperto con i suoi cavalieri, e aveva fabbricato una piccola catapulta, e con questa catapulta in miniatura dal suo tavolo lanciava delle pietre verso il nostro, e ci fracassava i bicchieri. E Joinville racconta questa scena con grande piacere, per dire quanto era simpatico il conte d’Eu.” – Brano tratto da: Alessandro Barbero - “Donne, Madonne, Mercanti e Cavalieri - Sei Storie Medievali” - Laterza (collana “i Robinson - Letture") - 2013.    

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