Regia di Darren Grant vedi scheda film
Il proprietario di un night club, per una serie di false accuse, rischia di dover chiudere il locale, perdere la fidanzata e finire nei debiti con un mafioso. Ha tre giorni per trovare 500mila dollari, se vuole per lo meno salva la vita; l'unico modo che gli viene in mente è di vincere al totomorto, dove ha scommesso per una cifra simile sulla morte di David Hasselhoff.
L'idea di partenza è carina, ma il film è per lo più impantanato negli stereotipi della commedia più sbracata all'americana, per intenderci quella dei college movie, demenziale nel senso peggiore del termine (comicità terra terra, soluzioni scontate). Killing Hasselhoff è comunque innanzitutto l'occasione per rivedere il divo del titolo, protagonista di un paio di serie tv di successo fra gli anni Ottanta e i Novanta (Supercar e Baywatch, se qualcuno fosse rimasto indietro), in una parte peraltro di rilievo nell'economia della trama e molto ben interpretata a discapito delle numerose frecciatine (auto)ironiche che la sceneggiatura firmata da Peter Hoare riserva a 'The hoff', come lui stesso ama farsi chiamare. Molto peggio se la cava il protagonista Ken Jeong, in un ruolo d'altronde piuttosto antipatico; rimanendo sul cast vanno poi segnalate le presenze in parti marginali di Jon Lovitz e Jim Jefferies, oltre a camei di Gena Lee Nolin, Michael Winslow e Justin Bieber nei panni di sè stessi. Il pregio della brevità della durata - appena ottanta minuti, titoli di coda inclusi - non è piccolo, vista l'inconsistenza della storia, e di conseguenza ne guadagnano il ritmo e la fluidità narrativa; il regista Darren Grant mostra appena può la sua provenienza dal mondo dei videoclip musicali, riuscendo meglio nelle scene di azione, dove il montaggio è più serrato. Una sorta di clip è anche quello che chiude degnamente il lavoro, con David Hasselhoff e Ken Jeong che cantano il pezzo inedito Crushing it, perla trash abbastanza godibile. 3/10.
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