Regia di Robert Aldrich vedi scheda film
Forse è banale da dirsi, ma credo che la vera protagonista del film sia la grande casa dove vivono le due sorelle; una grande casa dai lineamenti cupi e grigi, che sembra la custode di numerosi e misteriosi segreti indicibili; la grande casa che, vista dall'esterno, appare luminosa e confortevole ma, vista dall'interno, è teatro di un terribile dramma familiare, un dramma che né i passanti, né i vicini possono vedere. Oserei dire che la casa riesce, a volte, a rubare la scena anche alle due attrici principali. Due attrici che interpretano due sorelle: la prima, Jane, ex bambina prodigio presto decaduta e diventata vecchia, malvagia ed alcoolizzata; l'altra, Blanche, ex attrice di successo costretta sulla sedia a rotelle per via di un incidente causatole volutamente dalla sorella (o almeno così sembra).
Ed in quella casa Jane, incattivita e gelosa per il (magro) successo di cui ancora gode Blanche nei suoi film che vengono riproposti in televisione, non fa che vessare la sorella e maltrattarla sempre di più, fino a farsi travolgere dalla follia. Blanche, invece, appare buona e servizievole e continua a subire le vessazioni della sorella. Ma sicuro che sia proprio così?
La casa diventa per le due sorelle una protezione dal presente, un utero materno. Un limbo popolato dai ricordi da cui le due sorelle non osano uscire per paura d'accorgersi che nessuno le ricordi più.
Memorabile, a questo proposito, Blanche che guarda sorridente un suo vecchio film in tv e lo commenta persino e Jane nella scena, agghiacciante, in cui si mette i suoi vecchi abiti da bambina prodigio e canta davanti allo specchio.
Ed il film diviene, perciò, un saggio sul falso mito dell'apparire hollywoodiano. Perché, una volta che le due sorelle perdono il successo, subiscono entrambe l'indifferenza di chi sta loro intorno e vengono lasciate a loro stesse ed al loro odio. Perché una volta che le due sorelle perdono il successo, sono condannate alla disperazione e diventano incapaci d'affrontare il presente.
E' un saggio sulle convenzioni familiari che costringono a spingere l'odio che s'annida in una famiglia dietro le tradizioni da rispettare (in questo mi ha ricordato I pugni in tasca di Bellocchio) ma che poi esplode nella sua dirompenza. E' un saggio sui segreti e sui misteri che s'annidano in ogni casa, in ogni famiglia, anche se dall'esterno tutto può apparire normale. Ed infine, è un saggio sull'indifferenza degli altri che viene meno soltanto di fronte all'evidenza, cioè quando Baby Jane, nel finale, danza follemente sulla spiaggia vicino al corpo esausto della sorella, scambiando la folla incuriosita per il suo pubblico.
Inutile vantare il duetto favoloso tra le due attrici, ma vale la pena di elogiare la grandiosa regia di Aldrich che costruisce la vicenda con un ritmo serrato che corre sulla violenza non ancora compiuta che s'addensa sempre più all'interno della grossa casa e che pare sempre più soffocante e sul punto di esplodere. Che gli conferisce una tensione drammatica stringente, lacerante che raramente ho visto in un film. Che realizza un crescendo di suspense che tiene sulla corda lo spettatore che osserva, con angoscioso ed ansioso interesse, tutto il graduale sprofondare nella follia di Baby Jane intento a chiedersi, quanto questa esploderà in tutta la sua dirompenza.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:3 impegno:2 tensione:3
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