Regia di Robert Aldrich vedi scheda film
Il Grand Guignol era un teatro di Parigi, molto attivo nei primi anni del '900, in cui venivano rappresentati spettacoli di carattere orrorifico con elementi sadici e morbosi; il film di Aldrich (pur tratto dal romanzo omonimo di Henry Farrell) ha le sue radici in quel tipo di spettacolo, ma si tratta di un thriller molto ben diretto e congegnato, con una suspense a tratti davvero notevole. Il rapporto vittima-carnefice è esplorato in maniera attendibile psicologicamente, la claustrofobia dell'ambientazione tutta in interni è sfruttata efficacemente, la colonna sonora ha dei passaggi da brivido, il ritratto del mondo hollywoodiano è crudele e impietoso, perfino più acido di quello che ci diede Billy Wilder in "Viale del tramonto". Naturalmente, il film non esisterebbe senza la presenza delle due protagoniste, entrambe eccellenti e legate da un'antica rivalità che, stando a certe fonti, risalirebbe agli anni Trenta, quando Bette Davis rubò il fidanzato Franchot Tone a Joan Crawford per un'avventura passeggera, anche se l'attore poi tornò dalla Crawford e la sposò. La tensione fra le due dive genera scintille, ma a mio parere, a uscirne vincente è comunque la Davis, memorabile nel suo personaggio di ex-bambina prodigio ormai folle e devastata dall'età, dall'alcool e dalle delusioni che ne hanno segnato il fallimento esistenziale. Nonostante si tratti di un'interpretazione giocata tutta sull'eccesso, volutamente "over the top" come quella di Jack Nicholson in Shining, il ritratto di questa Baby Jane agonizzante rientra fra le prove più convincenti della Davis e avrebbe probabilmente meritato un Oscar. La Crawford ha ugualmente un'ottima intensità di accenti drammatici, ma il suo ruolo non le offre le stesse possibilità espressive di quello della collega. Il bilancio del film è nettamente all'attivo, tanto da sfiorare il capolavoro, tuttavia conservo qualche piccola riserva: in particolare, la rivelazione finale mi è sembrata un colpo di scena un pò troppo costruito a tavolino, mentre sulla scena del topo servito nel piatto a Blanche, con tanto di risata disgustosa della vecchia megera Baby Jane, per quanto piuttosto effettistica e truce, non ha molto senso criticarla in quanto rientra pienamente proprio nelle convenzioni espressive del Grand-Guignol come genere teatrale e cinematografico. Nel cast di contorno spicca soprattutto l'efficace prova di Victor Buono nel ruolo dell'inetto musicista assoldato dall'anziana Baby Jane per il suo ritorno sulle scene. Il film fu un grosso successo di pubblico e inaugurò una serie di pellicole di carattere horror interpretate da entrambe le attrici, anche se, quasi sempre, molto inferiori al prototipo. La visione del mondo e della vita del regista Robert Aldrich è qui all'insegna di un pessimismo integrale, che ritornerà in altre sue pellicole successive.
voto 9/10
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Ringrazio AT e Spopola per i loro eccellenti commenti. Ero un pò indeciso sulla valutazione, ma infine mi avete convinto, ho cambiato il mio commento e ho assegnato le 5 stelle e un voto "9" su 10, per me comunque una valutazione molto alta. Come ho indicato nella recensione, la scena del topo continua a sembrarmi un pò gratuita nel suo effetto macabro, ma probabilmente non ha senso addebitarlo come un difetto, visto che l'effetto rientra completamente nelle convenzioni espressive del genere grand-guignolesco. Bellissimo in particolare il commento di Valerio, che è un grande esperto del regista in questione: volevo chiederti se il famoso "progetto Aldrich" di cui parlammo una volta, promosso da un bravo utente di questo sito, ha avuto qualche sviluppo o si è fermato? (se lo ritieni, puoi anche rispondermi nella posta privata)
Nessun problema Stefano. Non sono io che seguo l'andamento di quel progetto, ma so che non si è arenato, anzi i tentativi sono ancora tutti in atto per quel che mi risulta... sull'esito finale però (la possibile pubblicazione) non saprei dire ovviamente. Il progetto era ambizioso e per quel che posso giudicare anche ben strutturato e articolato affrontato con assoluta professionalità da tutti i nume, ma la situazione dell'editoria è purtroppo quella che è e potrebbero non esistere sufficienti spazi per uno sbocco in positvo indipendentemente dal suo valore (che a me sembra - ma sono di parte - elevato).
Ciao Steno, considero Che fine ha fatto Baby Jane un capolavoro e il mio film preferito della Davis e uno dei miei film preferiti in assoluto, quindi sono contenta che sia piaciuto anche a te. E' vero che la scena dell' uccellino morto rientra nelle convenzioni espressive del Grand-Guignol (infatti ho sempre considerato il film un horror), ma credo che rientri anche nel gioco al massacro di cui parla Spopola, in cui la povera Blanche sembra essere l' unica vittima in balia della follia della sorella, che sia anche metafora della condizione di prigionia non solo fisica ma soprattutto psicologica delle due sorelle. Jane usa il canarino per ricordare alla sorella che da quella casa e da loro morboso rapporto ne uscirà solo da morta. La rivelazione finale ribalta i ruoli, riconoscendo a Blanche la colpa più grave di tutte. In ogni caso è proprio un gran bel film!! Ciao :)
Bravissimo Steno, come sempre le tue recensioni sono molto esaustive e precise, piene di particolari veramente interessanti che invogliano alla visione (o alla nuova visione, come in questo caso, visto che si tratta di uno dei miei dvd preferiti della mia collezione personale). Un film assolutamente insostituibile...
@elle driver: sono contento che ti piaccia così tanto, e credo che la tua analisi della scena del canarino sia perfetta, è davvero una metafora della condizione di prigionia delle due sorelle @Stefano L: grazie ancora una volta, i tuoi complimenti sono davvero graditi, mi fa piacere che sia uno dei tuoi film preferiti e infatti ne avevo letto la tua bella recensione...
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