Regia di Robert Aldrich vedi scheda film
Claustrofobico, grottesco, barocco, morboso. Un gioco al massacro violento, sadomasochista, quasi insostenibilie. Un incubo di perversione spinta al parossismo. Un caso patologico. Una galleria di mostri; la faccia nascosta della societa’ dello spettacolo. Un film che ancora oggi, nonostante qualche trascurabile prolissita’, mette i brividi e sorprende per il modo in cui stravolge i canoni etici ed estetici di trent’anni di cinema americano sonoro. Un melodramma che tende al grand-guignol, sostenuto dalla performance di due attrici straordinarie: Bette Davis, istrionica e delirante, e Joan Crawford, dolente e sotto le righe. Influenzo’ oltremodo tutti quegli autori che, negli ultimi decenni, hanno avuto a che fare con storie di ordinaria follia, ballate autodistruttive, gruppi di famiglia in interni borghesi in preda alla decadenza, al degrado e allo sfascio (fisico, psichico e morale) piu’ ineluttabile.
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