Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Prosegue, dopo “Carlito’s way”, il periodo felice di De Palma con un'altra pellicola di genere innalzata ai livelli di un film d’autore (per intenderci quello “popolare” alla Siegel, alla Ray) senza il supporto di eccelse interpretazioni, a differenza del capolavoro con Al Pacino. Derivato da una popolarissima serie televisiva anni “60, il cineasta americano si appropria delle convenzionalità del soggetto e con una magistrale regia le traduce in un susseguirsi di pregevoli sequenze raccordate da ritmo trascinante ed effetti speciali funzionali. Le inverosimiglianze di trama e sviluppo, mutuate fedelmente dallo spirito del telefilm, vengono in questo modo egregiamente controbilanciate dall’avvincente resa scenica. Non si dimenticano facilmente l’elicottero in galleria, l’esplosione dell’acquario in strada, gli uomini aggrappati sul tetto di un treno ad alta velocità, ma è la scena del furto di dati a Langley, con Cruise appeso ad una cavo a pochi centimetri dal suolo, ad entrare prepotentemente nella mitologia del cinema action. Controllando la propria esuberanza tecnica, De Palma si scopre maestro; abbandonando le croniche immaturità stilistiche, riesce far risplendere i clichè più banali, quasi raggiungendo, per livello di tensione, i risultati dell’adorato Hitchcock (e guarda caso proprio dopo aver smesso di imitarlo pedissequamente). Generalmente è assai difficile riscontrare in un blockbuster un tale numero di ellissi narrative, abilmente giostrate su più piani contemporanei dalle imprevedibili posizioni della mdp, come pure la lucida e continua riproposizione di duplicazioni fisiche, di ruoli, ed illusionistiche, da ascrivere a pieno titolo all’antico tema meta-cinematografico del rapporto fra realtà e finzione. Questo De Palma però riesce nell’impresa, ed in maniera alquanto convincente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta