Regia di Jason Reitman vedi scheda film
La vicenda personale del sen. Hart, che nel 1988 puntava alla nomination democratica per la sfida alle presidenziali ed era accreditato di un buon margine di vantaggio, culminata nell'accusa di adulterio proprio nelle ultime 3 settimane prima del voto e con esiti per lui molto problematici...
Dopo un certo numero di recenti pellicole che hanno esaltato il ruolo "eroico" della stampa d'Oltreoceano, in particolare - quando la stampa lavorava essenzialmente su carta - film come Spotlight e The Post che dipingono i giornalisti come tribuni dei diritti civili, ecco che arriva questo The Front Runner , basato sul libro scitto nel 2014 da Matt Bai (un ex-corsivista del New York Times Magazine),che invece propone una visione molto meno luminosa del quarto potere.
Iscritto in una già consolidata tradizione di film di denuncia (mi viene in mente Diritto di Cronaca del 1982, di Sidney Pollack, in cui si mettono in luce gli scompensi di un certo giornalismo d'assalto) sul ruolo di quei reporter ed editori che, più che diventare baluardi della democrazia, arrivano quasi a sovvertirla con buona dose di cinismo e con un occhio alle proprie casse.
Detto ciò, quello che non convince del film è lo sviluppo, con una narrazione fin troppo compassata e tradizionale, una storia non ben chiarita e personaggi che non riescono a stagliarsi in maniera netta da una mediocrità di fondo che non permette di sentire fino in fondo il fascino del problema centrale.
Ivan Reitman, che era risultato ben più efficace e ficcante in pellicole come Juno e Men, Women and Children (in cui già aveva tratteggiato la morte della privacy nell'era digitale), qui finisce col trasformare una potenziale commedia di costume relativa all'ambiente politico in un lavoro tendenzialmente moralisticheggiante e senza mordente.
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