Regia di Ken Loach vedi scheda film
Oppressi di tutto il mondo, unitevi.
Ken Loach ci ha sempre creduto fermamente (e forse continua ancora a crederci nonostante le molteplici disillusioni e il pessimismo inevitabile che ne consegue. Ci credeva ancora di più nel 1996 quando ha realizzato questo film ("La canzone di Carla" appunto) con il quale ha portato ancora una volta in primo piano uno dei sui personaggi-feticcio, qui rappresentato da un giovane autista di Glasgow (un ottimo Robert Carlyle) ribelle alle convenzioni e ai piccoli soprusi quotidiani.
Un pò per solidarietà, ma molto, molto di più per amore, l'uomo farà sua la battaglia della ragazza nicaraguense incontrata per caso proprio sull'autobus di linea da lui guidato. E dalle brume scozzesi, il giovane proletario innamorato, si troverà così catapultato nei colori e negli orrori del Nicaragua, proprio nel momento in cui la rivoluzione sandinista stava morendo sotto i colpi dei contras addestrati dalla CIA.
Nonostante le buone intenzioni, "La canzone di Carla" resta però purtroppo un film inesorabilmente diviso in due, che comincia come un romanzo e finisce come il proclama di un volantino di propaganda, e si colloca per questo fra le opere meno riuscite del regista: intensa e vera tutta la parte britannica del primo segmento; più impacciata e didascalica invece quella latino-americana che appesantisce il contesto.
Il cast degli interpreti vede affiancarsi a Carlyle Scott Glenn, Salvatore Espinosa, e la bellissima Oyanka Cabezas tutti perfettamente in parte.
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