Regia di Edward G. Muller (Edoardo Mulargia) vedi scheda film
La vera eminenza grigia dell'operazione è Vincenzo Musolino, non molto noto come interprete (esordì ventenne con Castellani, protagonista in Due soldi di speranza, e poi piano piano scomparve) e ancor meno come sceneggiatore; Musolino scrive il copione mantenendo l'anonimato con lo pseudonimo di Glenn Vincent Davis, si ritaglia un ruolo da comprimario nel cast (non accreditato nei titoli di testa) e infine si impegna nel ruolo di produttore. La regia viene affidata al mestierante Mulargia, già cimentatosi negli spaghetti western ma nome di nessuna caratura, la cui carriera si svilupperà sostanzialmente in parallelo ai successi di questo genere cinematografico (ovvero cesserà alla fine dei Settanta). Non aspettare Django, spara è il classico prodottino striminzito di serie Z che in quegli anni riusciva a conquistare abbastanza pubblico per ripagare le modeste spese di realizzazione e che poteva addirittura sperare in una pur limitata distribuzione all'estero; la storia è di una banalità sconcertante e tutto è già visto e stravisto dalla prima all'ultima scena, anche perchè il western all'italiana nel 1967 era ormai un filone superinflazionato. Il Django di questa pellicola (come è noto, il nome veniva utilizzato dai più svariati registi senza alcun legame fra un personaggio e l'altro) è interpretato dal non esaltante Ivan Rassimov, anch'egli con nome d'arte sui titoli (Sean Todd), mentre gli altri interpreti centrali sono (la sorella) Rada Rassimov, Pedro Sanchez (che sarebbe poi Ignazio Spalla), Gino Buzzanca: i limiti dell'operazione sono già ravvisabili nella lista degli attori. 2/10.
Gli uomini di Alvarez vanno a uccidere un mandriano che, secondo loro, ha truffato il capo di centomila dollari. Al figlio della vittima, Django, spetterà quindi vendicarsi facendo una carneficina dei nemici.
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